Un anno di libri

Argomento: Editoriali
Pubblicazione: 15 gennaio 2019

Dopo un anno, tornano gli aggiornamenti di N.d.T. – La Nota del Traduttore che in questo numero di dicembre si presenta come una sorta di decalogo di romanzi usciti durante il 2010, significativi dal punto di vista della traduzione.

Innanzitutto un romanzo Nottetempo, Riva, della scrittrice franco-vietnamita Kim Thúy, nella traduzione dal francese di Cinzia Poli. È un romanzo autobiografico e di grande presa sui lettori in Francia. Narra la fuga dal Vietnam dei boat people – tra cui anche l’autrice stessa bambina –, l’approdo in Québec e la narrazione fino ad oggi. Seguono tre romanzi Voland, il primo, 37° 2 al mattino di Philppe Djian nella traduzione dal francese di Daniele Petruccioli, è il romanzo di svolta dell’autore che 25 anni fa, con il fortunato adattamento filmico lo ha reso famoso. Celebrato come il più americano degli autori francesi, erede della beat generation, Philippe Djian arriva finalmente in Italia, dopo così tanti anni, traghettato da Voland.

Il secondo, Il viaggio d’inverno di Amélie Nothomb nella traduzione dal francese di Monica Capuani, è il romanzo più breve che finora l’autrice ha scelto di pubblicare. È più che mai un viaggio surreale e onirico, come parodia di se stessa e del mondo, in cui autobiografismo, finzione e simbolismo s’intrecciano, lasciando una chiave di lettura inconfondibile per il lettore nothombiano. Troverete per questo romanzo, un’intervista ad Amélie Nothomb, un’intervista a Monica Capuani e due articoli della redazione. Il terzo, Prime notizie su Noela Duarte di José Ovejero, José Manuel Fajardo e Antonio Sarabia, nella traduzione dallo spagnolo di Natalia Cancellieri. È una sequenza di sei racconti di tre scrittori di lingua spagnola. Nella struttura si tratta di un esperimento letterario, una scrittura a sei mani, in cui il progetto presenta alcuni aspetti singolari. Innanzitutto la distanza, poiché i tre autori risiedono in paesi diversi: Messico e Lisbona, Bruxelles e Parigi. Il risultato è sorprendente poiché i racconti scorrono come se fossero stati scritti da una sola persona.

Nella sezione TEATRO, un’intervista ad Alessandro Marinuzzi, regista dell’adattamento teatrale L’arte di abbordare il proprio capufficio per chiedergli un aumento, tratto dal romanzo di Georges Perec. La prima traduzione italiana è di Letizia Pellizzari Gusella per l’adattamento alla regia di Marinuzzi. Lo spettacolo è un lungo monologo di un’ora e venti, recitato piuttosto rapidamente per interpretare un incredibile testo senza alcuna speranza di punteggiatura. Da qui, la nota di Emanuelle Caillat per l’attuale traduzione einaudiana, che dopo trent’anni ripropone il volume con il titolo L’arte e la maniera di affrontare il proprio capo per chiedergli un aumento. L’articolo della Caillat è senza punteggiatura, alludendo a una traduzione... perdifiato.

Seguono poi due bellissimi romanzi dell’editore trentino Zandonai, il primo, Freelander, dell’autore bosniaco Miljenko Jergovic, tradotto da Ljiljana Avirović e commentato in un articolo dello scrittore triestino Corrado Premuda, racconta le peripezie di un professore in pensione che rimasto vedovo e solo, intraprende un viaggio per Zagabria sulla sua inseparabile Volvo, e attraverso mille vicende offre una critica alle contraddizioni dei Balcani. Il secondo, Ludwig, dello scrittore serbo David Albahari, nella traduzione di Alice Parmeggiani, è una sorta di lungo monologo interiore in cui il protagonista inveisce contro il suo più acerrimo nemico, Ludwig, al tempo migliore amico, scrittore come lui. Il protagonista accusa tacitamente Ludwig di plagio, di aver pubblicato un libro che in realtà era stato lui a scrivere. Ma Ludwig diventato ormai famoso abbandona l’amico alle sue rivolte interiori, per andare sempre più incontro al pubblico che ormai lo venera come un mito. L’altro, chiuso nell’ulcera del suo rancore assume un atteggiamento schivo e sterile che lo allontana sempre più da tutti. Segue un delicato romanzo Quodlibet, Avventure dello stampatore Zollinger dello scrittore e teologo spagnolo Pablo d’Ors, tradotto da Marco Stracquadaini. È una storia a tratti donchisciottesca e picaresca insieme, in cui viene inscenata una parabola sulla condizione umana. Ancora un romanzo Voland, Sogni e pietre, è il primo romanzo della scrittrice polacca Magdalena Tulli, tradotto da Raffaella Belletti. Il libro è la descrizione della nascita, sviluppo e morte di una città. Non di una città in particolare, ma della città in generale vista come microcosmo chiuso in sé stesso, metafora sia dell’esistenza del singolo individuo che del mondo. Per ultimo, Le cose che non ho detto di Azar Nafisi, tradotto dall’inglese da Ombretta Giumelli per Adelphi. È una confessione e un tentativo commuovente di riappacificazione con la storia. Un’analisi lucida della gabbia che ciascuno di noi crea intorno a sé, fatta di sogni irrealizzabili, di ricordi inaccessibili, di convinzioni ottuse. Il PERSONAGGIO questa volta è Daniele Petruccioli, traduttore dal portoghese e dal francese, nonché attore di teatro.

Nella sezione LIBRERIA la recensione di Alessandra Zuliani per il romanzo Rue de l’Odéon, di Adrienne Monnier, pubblicato da :duepunti edizioni, tradotto dal francese da Elena Paul. Adrienne Monnier racconta l’affascinante avventura della sua vita nella conduzione della libreria in rue de l’Odéon a Parigi, a cavallo della seconda guerra mondiale. Un’esperienza che ha portato avanti per tutta la vita.

Buona lettura e Buone Feste!