Intervista a Franco Filice, traduttore letterario dal tedesco

Argomento: L'intervista
Pubblicazione: 18 aprile 2017

Il percorso formativo di Franco Filice è strettamente legato alla lingua e alla cultura dei paesi di lingua tedesca. Si occupa di traduzione letteraria dal 1992, quando ha esordito con il romanzo Thomas mio padre, di Monika Mann, Tullio Pironti. Dopo la traduzione della raccolta di saggi Contro l'antisemitismo, di Theodor W. Adorno, Manifestolibri 1994, per lunghi anni si è occupato della gestione della biblioteca del Goethe Institut di Napoli, prima di riprendere la traduzione letteraria come principale attività. Traduce soprattutto opere di narrativa tedesca contemporanea, tra cui, negli ultimi anni, Mare calmo, di Nicol Ljubic, L'angelo dell'oblio, di Maja Haderlap, La cosmonauta e Una terra senza fine, di Jo Lendle, La Stasi dietro il lavello, di Claudia Rusch, Figlie dell'estate, di Lisa-Maria Seydlitz, tutti per Keller editore, nonché Harold e Billy, di Einzlkind, per edizioni nottetempo. Ha insegnato Lingua e traduzione tedesca presso l'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Qual è stato il percorso che ti ha portato a dedicarti allo studio della lingua tedesca e e alla traduzione?

A un certo punto della mia vita mi sono ritrovato in una... Foresta Nera, non perché la "diritta via era smarrita", ma perché da giovanissimo mi sono trasferito in Germania. Il mio percorso formativo è stato quindi in parte anche tedesco. Date queste premesse, passare da una lingua all'altra è stato fin da subito per me al tempo stesso un gioco e una sfida, un esercizio spontaneo coltivato con passione, culminato poi con lo studio di germanistica all'Università L'Orientale di Napoli.

Ti capita ancora di trascorrere lunghi soggiorni in Germania?

Sì, cerco di soggiornare in Germania almeno una o due volte all'anno. Ho ancora degli amici sparsi soprattutto tra Berlino, Monaco e Colonia e quando mi è possibile colgo l'occasione per informarmi sulle novità editoriali e culturali in senso lato.

Quanto ti sembra che sia diffusa la pubblicazione di letteratura tedesca in Italia?

Tutto sommato la letteratura tedesca è abbastanza diffusa in Italia. Andrebbero tuttavia incrementate e intensificate le iniziative promozionali. In una realtà, come quella attuale, in cui la comunicazione è tutto, non basta dare alle stampe dei libri perché siano letti. Il ministero e tutti gli altri enti pubblici con funzioni di promozione della lettura, in sinergia con il mondo editoriale, le librerie, le biblioteche, le agenzie letterarie e tutti gli altri soggetti coinvolti nella diffusione del libro, dovrebbero essere più attivi nel favorire la conoscenza tra i lettori non solo della letteratura tedesca, ma anche di quella italiana.

L'italiano è una lingua molto studiata in Germania?

L'italiano in Germania è relativamente diffuso soprattutto nel circuito delle università popolari (che in Germania hanno una lunga e prestigiosa tradizione). Lo è molto meno nel normale sistema scolastico. Anche nelle università la diffusione varia da città a città, da Land a Land.

Confermi che la Germania è un paese in cui si legge molto?

Sì, senza alcun dubbio. Si legge molto più che da noi.

A tuo parere, la traduzione cambia il destino di un libro e diventa un'opera diversa? 

In parte sì, inevitabilmente. Il traduttore riempie con il suo intervento quella sorta di spazio transizionale che si frappone fra lingua di partenza e lingua d'arrivo. In questo senso un'opera letteraria è un adattamento ai codici linguistici e culturali di un'altra lingua.

Quando si dice che il traduttore è l'autore di quel testo in un'altra lingua, è un'affermazione carica di senso. Come lo spiegheresti, da traduttore?

Affinché un testo letterario sia pienamente fruibile in un'altra lingua, è necessario che il traduttore sviluppi una strategia equiparata a una riscrittura, almeno per quanto riguarda la forma, mentre la cifra stilistica non può differire da quella individuata dall'autore. In altre parole, il traduttore è tenuto a rendere al meglio lo stile, le atmosfere, gli intrecci che si dipanano nelle vicende narrate, nel pieno rispetto delle scelte operate dall'autore, ma lo fa con i mezzi propri dei codici comunicativi della lingua d'arrivo. In questo senso il traduttore interviene in assoluta autonomia non già sulla trama, naturalmente, ma sulla ricostruzione del discorso narrativo, scegliendo i modi che ritiene più consoni per il lettore di lingua italiana. In una certa misura, dunque, il traduttore può essere considerato, come avviene in alcuni Paesi europei, Germania compresa, alla stregua di un coautore.

Come vengono accolte le tue proposte di traduzione di autori tedeschi dagli editori italiani?

Mah, se le proposte sono in sintonia con la linea editoriale della casa alla quale le si sottopone, di solito la possibilità che siano accolte favorevolmente è abbastanza alta.

Quali generi letterari sei abituato a tradurre?

Narrativa, soprattutto contemporanea.

Quali generi letterari ti piacerebbe sperimentare?

Mi piacerebbe cimentarmi con la letteratura per l'infanzia e il graphic novel.