Sanantonio

Argomento: Giallo
Autore: Frédéric Dard - Traduzione dal francese di Bruno Just Lazzari
Pubblicazione: 24 luglio 2014

Vorrei scrivere una recensione dei libri del commissario Sanantonio, come se non fosse uscito dalla penna di Frédéric Dard, autore con all’attivo quasi duecento romanzi. Solo Simenon, suo contemporaneo e amico, ha potuto eclissare, nel thriller francese, il successo del suo connazionale. Desidererei parlare del suo stile ancora così moderno e delle sue avventure così ricche d’azione, rispetto alla produzione degli autori attuali, fiaccata dalla volontà di approfondire l’introspezione psicologia a discapito dell’azione, come se avessi scoperto io stesso questo “giovane scrittore” nei meandri delle bancarelle di paese. Invece mi sono trovato tutto fatto! Pagine e pagine che parlano del poliziotto francese e del suo abile autore! E allora cancello tutto e vi racconto Sanantonio da zero, come se fossi io a farvi conoscere per la prima volta questo poliziotto dal fascino magnetico. Il nostro eroe è un commissario di Parigi, ma è anche un agente segreto. Un astuto e agile detective assoldato dall’Intelligence sin dalla sua prima missione per sgominare i piani dei nazisti. E poi la saga prosegue con indagini di ogni genere, che vanno dal poliziesco tradizionale allo spionaggio più incalzante. Il tutto con la complicità di due macchiette: gli ispettori César Pinaud e Alexandre-Benoît Bérurier e la massiccia moglie di quest’ultimo. Delle storie di Dard colpiscono subito due cose. Le vicende sono avvincenti. Anche laddove non ci sono disegni complessi, la trama è così frenetica che per non perdere il ritmo il lettore DEVE proseguire! Sparatorie, inseguimenti, duelli di sguardi. Il tutto condito da autentico charme! Il macho francese col volto di Belmondo fa strage di cuori fra le donne, ma rapisce anche il lettore maschio, avvezzo alle peripezie western di Tex Willer e alle spericolate spy stories di James Bond. E poi c’è il suo stile. Dard non scrive, ma vi racconta. È Sanantonio stesso a sostituirsi all’autore persino sulla copertina e parlando al tempo presente in una vicenda dove chiama in causa i lettori. Chiede la loro opinione, come se fosse seduto al bar a sorseggiare un Pernod con voi e a favoleggiare su come anche questa volta sia riuscito a salvare la sua pellaccia! La chiacchierata sconfina in avventure amorose e poi ritorna ai segreti di Stato, con un intercalare sempre sopra le righe e un lessico agile, pronto ad adattarsi a qualsiasi situazione. Fra una pupa con le labbra bollenti come ferri da stiro e gingilli sputafuoco, nervosi come cavallette, la bottiglia di Borgogna che gusterete alla sera insieme a lui finirà in un batter d’occhio! Siamo in un sito di traduzione letteraria ed è giusto rendere merito a chi ha dovuto cimentarsi in espressioni dell’argot o neologismi inventati di sana pianta dall’autore. Per non parlare delle già citate metafore, che in ogni lingua rappresentano la sfida più ardua, perché passano attraverso la cultura di un popolo. L’ultimo è stato Bruno Just Lazzari: un grande!

Articolo di Giovanni Maria Pedrani