Due fratelli

Argomento: Romanzo
Pubblicazione: 29 gennaio 2019

Il mio incontro come traduttrice con la scrittura di Milton Hatoum risale agli inizi degli anni '90, quando mi capitò la fortunata circostanza di riportare in italiano quel folgorante Relato de um certo Oriente, pubblicato da Garzanti nel 1992 con il titolo Ricordi di un certo Oriente. La vicenda si snodava in una mitica Manaus in cui confluivano i sogni, i ricordi, gli odori, i sapori, i riti e le tradizioni di un Oriente lontano. Sul filo di quelle memorie, la finzione letteraria racchiudeva ricordi reali, spunti di vita vissuta, esperienze concrete. In Brasile, il grande successo del libro spinse amici, critici, editore a sollecitare un secondo dono di quella prosa poetica che soggioga l'animo e la mente. Questo dono, per tutti noi lettori, si è materializzato con Dois Irmãos (Due fratelli), uscito ora anche in Italia grazie a Marco Tropea Editore.

Una nota del traduttore si presume che chiarisca con quali criteri sia stato portato avanti il lavoro di traduzione. All'epoca in cui ho tradotto Relato de um certo Oriente, avevo maturato un'esperienza decennale nel campo della traduzione, esperienza del tutto empirica, visto che l'unico bagaglio con cui avevo intrapreso questo viaggio con le parole e sulle parole era la conoscenza profonda della lingua portoghese, avendo trascorso l'infanzia e l'intera adolescenza in Brasile, e una laurea in lingue e letterature straniere, conseguita in Italia. Nel periodo intercorso fra la traduzione del primo romanzo di Milton Hatoum e il secondo, per esigenze didattiche, ho approfondito la conoscenza della letteratura relativa agli studi sulla teoria della traduzione: la bibliografia al riguardo oggi è sterminata. Tuttavia non saprei rispondere se la competenza in traduzione (studiata dalla linguistica applicata) si acquisisca maggiormente attraverso la teoria o la pratica, o ancora se il processo di decodifica e di ricodifica di un concetto linguistico non sia piuttosto un'operazione "innata".

Di fatto ho rivissuto, nel trasporre in italiano Dois Irmãos, la stessa coinvolgente sensazione di rapimento all'interno dell'atmosfera creata dall'autore. Vedere le immagini, sentire gli odori, percepire i silenzi, cogliere le tensioni, guardare all'amore, patire per i conflitti individuali e politici è forse quello che, al di là del fatto linguistico, fa "dire quasi la stessa cosa", come afferma, con l'acume di sempre, Umberto Eco. Mantenere il tono, per Milton Hatoum, ecco, mantenere il tono, è non tradire.

Due fratelli è la storia di due gemelli, che, come i gemelli della tradizione storica, biblica, vivono intense situazioni di rivalità e in questo la loro vicenda si fa universale. Nel contesto specifico, essi sono protagonisti di un paesaggio tropicale intessuto di cultura e reminiscenze medio orientali. Yaqub e Omar, questi i loro nomi, sono anche simboli, metafore dei contrasti, delle scissioni, ad ampio spettro, non solo personali.

Rappresentano il nord e il sud con le differenze e discriminazioni che fra nord e sud esistono in ogni latitudine del mondo. Assieme impersonano errori, debolezze, vizi, vendette, odio, violenza, trasgressione, ambizione e successo. Intorno a loro gravitano la famiglia, la casa, il vicinato, le feste, il mistero, fino al deteriorarsi della passione dei genitori, alla disgregazione totale, alla morte del padre, al lutto, al dissesto economico, all'inganno e alla follia.

Sullo sfondo, come corollario fondamentale, scorre la storia dell'Amazzonia durante la seconda metà del secolo scorso con i cambiamenti che stava vivendo, soprattutto nella città di Manaus, dove il meticciato subisce un forte incremento, grazie anche allo sviluppo dell'economia agricola e della incipiente economia industriale. La cifra stilistica di questo romanzo è un abito perfetto, riveste paesaggi, personaggi e situazioni di colori, sentimenti e toni costantemente armonici. È una musica senza alcuna stonatura.

Se il lettore italiano sentirà stridere un solo accordo, vuol dire che lì, come uno strumento non accordato, fa difetto la traduzione. E perciò l'aspirazione di ogni traduttore è quella di intonare allo stesso diapason le due scritture.