La Nota del Traduttore è una rivista online sulla traduzione letteraria. L'originalità di questa rivista consiste nell'offrire al lettore un nuovo spunto di lettura, attraverso la Nota del Traduttore di ogni opera in rassegna e perciò un punto di vista inedito: quello del traduttore.
Questa particolarità della rivista si sviluppa nella macrosezione La Nota del Traduttore.
La peculiarità di affiancare una Nota del Traduttore ad ogni romanzo o saggio, vuole essere un punto di riferimento e di approfondimento che unisca informazione culturale e visibilità professionale.
L'idea nasce dalla necessità di invitare il traduttore a commentare il romanzo appena uscito in libreria, su cui ha lavorato per mesi e del modo in cui ha dovuto cimentarsi con l'originale. Chi meglio del traduttore può offrire al lettore un parere più competente? Chi meglio di lui può affermare di conoscere i dettagli più nascosti? Chi, se non colui che lo ha appena tradotto?
Sono così rare le riviste di critica letteraria che dedicano rubriche ai traduttori o alla traduzione, e allora abbiamo pensato a La Nota del Traduttore, la rivista che mancava, con l'obiettivo di creare un "luogo" dove il traduttore può mettere quella nota che quasi mai è tenuto a fare.
Un esempio concreto è la traduzione del romanzo Harmonia Cælestis di Péter Esterházy, di cui si riporta in sintesi la recensione pubblicata su Translittérature in cui la traduttrice francese, Joëlle Dufeuilly, spiega di aver trovato abbondanti allusioni dirette e indirette a riferimenti culturali ungheresi e sottolinea che con Esterházy in particolare, la soluzione delle note a piè di pagina è esclusa dall'autore stesso per una questione di principio. Nel cercare una soluzione a quest'impasse, la traduttrice si è chiesta quale potesse essere l'effetto e l'importanza delle allusioni in quel romanzo, giungendo poi a capire che Esterházy si avvale dei riferimenti culturali come uno strumento per stabilire una relazione di complicità con il lettore. Purtroppo, nel momento in cui questi elementi vengono trasposti in un'altra lingua e in un'altra cultura, producono l'effetto contrario: l'abbondanza di allusioni a persone e a fatti totalmente estranei alla cultura della lingua d'arrivo, può risultare noioso e rischiare di allontanare il lettore dall'autore. Dufeuilly descrive un tipo di riferimento culturale con un esempio concreto nel momento in cui l'autore racconta della madre che lascia il padre per partire con Jenö Bardalay. Per un lettore francese, ma anche per un lettore italiano, questo nome non evoca niente. In realtà si tratta di un eroe romantico per eccellenza e personaggio di un romanzo di Jókai. Per restituire lo stesso livello di satira e restare conforme al tono generale del testo, la traduttrice propone all'autore di mettere tra parentesi "Julien Sorel". Questa soluzione ha permesso all'opera di restituire il tipo di complicità autore-lettore e mostrare in che modo l'autore introduce personaggi letterari.
La letteratura è piena di autori interessanti come Esterházy, perché non rivelare questi e altri dettagli al lettore, nonché molteplici altri fattori che rendono un'opera particolarmente complessa e ardua a tradursi? Perché non rivelare quando l'autore "gioca" con il linguaggio e come il traduttore ha dovuto anche lui "giocare" per poterlo riprodurre nella sua lingua? N.d.T. vuole perciò essere il "luogo" della Nota del Traduttore e siamo certi che sarà un'iniziativa di sicuro interesse per tutti e per chi vuole conoscere dettagli aggiuntivi.
Una sezione interessante è Migrazioni che ospita i romanzi di scrittori migranti, che scrivono in una lingua diversa dalla loro madrelingua, spesso apportandone elementi nuovi. In questo numero sono in rassegna Panos Karnezis e Y.B. (Yassir Benmiloud), che si propongono con caratteristiche opposte: Karnezis mantiene un uso standard della lingua, come afferma la traduttrice Federica Oddera; mentre Y.B. fa largo uso del verlan, una vera e propria sfida per la traduzione in generale e per Lorenza Pieri che lo ha tradotto in italiano.
La seconda macrosezione Focus ospita lo speciale della rivista con l'intervista a un Personaggio. Con un breve questionario ascolteremo mese dopo mese un traduttore o un dialoghista/adattatore oppure uno scrittore, un giornalista o un regista. La scelta di queste categorie di professionisti è stata inevitabile per la peculiarità dei punti in comune. Sono tutte professioni difficili, troppo spesso invisibili o all'ombra. Meritano riconoscimenti maggiori.
In questo primo numero il personaggio è rappresentato da una figura chiave nell'attuale panorama della traduzione, Diego Marani, interessante poiché mostra due profili: il traduttore e lo scrittore. Di lui si è molto parlato quest'anno attraverso le rubriche culturali delle più importanti testate nazionali e in occasione della Fiera Internazionale del Libro di Torino. Marani ha saputo focalizzare l'attenzione non solo sulla questione della visibilità ma anche sulle reali condizioni di lavoro del traduttore.
Visto che si parla di narrativa straniera ci è sembrato più che opportuno dedicare uno spazio Libreria. In questo primo numero abbiamo scelto la Libreria Francese di Milano Ile de France. E' una libreria affascinante sia per la sua presenza a Milano sia per la sua storia, nasce infatti nel 1956 partendo come piccola libreria. Oggi è una libreria a due piani, molto ricca di novità che presenta in contemporanea con la Francia, un vero e proprio punto di riferimento per la cultura francese a Milano.
Traduttorama rappresenta una variazione sul tema e quindi uno spazio dedicato a quei generi della traduzione che non rientrano di fatto nel settore letterario. Sono innumerevoli, tutti quanti hanno delle particolarità salienti dal punto di vista della traduzione: la traduzione giuridica, la traduzione delle guide turistiche, la traduzione della pubblicità e altri settori ancora.
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