Bollettino bulgaro
di Davide Fanciullo
Sofia, Bulgaria
Sofia, aprile 2020
In Bulgaria ci si sta avviando lentamente verso una fase di riapertura. I casi registrati sono alcune migliaia, quindi con un impatto ancora piuttosto contenuto sul sistema sanitario che già soffre di carenze strutturali importanti. La Bulgaria è uno dei Paesi che ha deciso fin dall’inizio della pandemia per una chiusura immediata di tutte le attività non necessarie e per la limitazione degli spostamenti. Questo accadeva già dai primi dieci casi confermati. Senza dubbio, l’aver introdotto misure così restrittive immediatamente ha avuto un effetto decisivo sul contenimento dei casi. La maggior parte delle aziende hanno applicato il lavoro da casa per i dipendenti – qui chiamato homeoffice – senza nessun problema, anche perché l’homeoffice è una politica aziendale molto diffusa da diversi anni in Bulgaria, quindi si è trattato semplicemente di estenderla a tutti i giorni lavorativi anziché solo ad alcuni giorni della settimana come accade in tempi normali.
Le scuole e le università sono state tra le prime strutture ad essere chiuse con la possibilità di effettuare le lezioni a distanza. Per le scuole, in particolare, è stata attivata velocemente una piattaforma nazionale alla quale tutti gli allievi possono collegarsi per seguire le lezioni, scaricare i materiali didattici, caricare i compiti a casa, etc. Inoltre, su uno dei canali nazionali, si svolge una programmazione speciale per le scuole elementari con lezioni di matematica, letteratura e altre materie.
Per quanto riguarda la vita di tutti i giorni, le misure somigliano molto a quelle italiane, quindi con accessi controllati ai supermercati, obbligo di mascherina, parchi e zone verdi chiusi (anche se recentemente sono stati aperti a chi ha bambini entro i 12 anni di età), distanziamento di 1,5 mt per accedere alle attività ancora aperte come ad esempio le farmacie. Non c’è stato però il divieto di uscire, anche se si raccomanda di stare a casa il più possibile. Questa è stata una strategia importante perché concede comunque la cosiddetta boccata d’aria, rimettendo al buon senso cittadino l’evitare assembramenti o contatti ravvicinati. Non sono mancati anche qui i momenti di confusione, come in occasione del ponte pasquale che ha visto migliaia di macchine uscire da Sofia, salvo poi l’approvazione di un decreto nottetempo che di fatto bloccava il rientro della maggior parte di esse nella capitale. Gli spostamenti tra le città restano ancora vietati, salvo per motivi di lavoro o di emergenza. In generale, questa situazione straordinaria è stata gestita in modo severo ma senza eccessi e soprattutto prontamente. C’è stato e ci sarà un impatto economico significativo ma il governo ha già introdotto misure a sostegno dell’imprenditoria e delle attività commerciali. Nonostante questo, sono molti i lavoratori che hanno perso il lavoro o che si trovano in difficoltà, soprattutto nelle attività dell’arte e dello spettacolo e del settore turistico.
La popolazione ha reagito alle misure e all’emergenza virus in modo piuttosto rispettoso e tranquillo con delle differenze, per quanto ho potuto notare qui a Sofia, nelle diverse generazioni. Nell’insieme, i più giovani si sono dimostrati i più tolleranti verso le misure restrittive, anche le giovani famiglie, mentre ha dimostrato una maggiore opposizione la generazione tra i cinquanta e i sessantenni più inclini alle teorie del normale virus influenzale.
Soltanto per gli anziani è stato previsto un orario dedicato per fare la spesa nei supermercati dalle 8:30 alle 10:30, in modo da evitare loro i contatti con altre persone.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento di mascherine, disinfettanti e guanti non c’è mai stata una vera urgenza, anche perché molte aziende sono state riconvertite per la produzione di questi beni, liberamente acquistabili nelle maggiori catene di prodotti per la casa e giardinaggio.
Nonostante alcune critiche verso singoli passaggi della gestione dell’emergenza e verso il governo, non si può dire che non siano state introdotte le misure necessarie per contenere la diffusione del virus.
Sono state molte le donazioni per gli ospedali e per l’acquisto di attrezzature specifiche da parte di personaggi famosi e di gente comune. Un gesto significativo è arrivato anche dai deputati del Parlamento che hanno deciso all’unanimità di rinunciare ai propri stipendi, fino alla fine dello stato d’emergenza, per devolverli alle strutture sanitarie impegnate nella lotta al COVID-19. In poche settimane si dovrebbe ritornare ad una sorta di normalità, senza l’illusione però di esserci liberati definitivamente del pericolo rappresentato dal virus, ma con la consapevolezza di aver contribuito, restando a casa, a limitare l’impatto sulla popolazione.
L’impressione è che quasi tutti abbiano capito l’importanza di rispettare le nuove regole seppur senza troppa convinzione, si rispettano perché così è stato indicato e lo si fa senza nervosismo. Del resto, i bulgari non prediligono i ritmi frenetici, quindi si tratta semplicemente di rivedere alcune abitudini per un periodo limitato di tempo.
Sono stati e sono ancora giorni di isolamento ma direi senza particolare stress e con molto tempo ritrovato, tempo di riflessione e di lavoro, di letture e come sempre di traduzione. Potrebbe sembrare una riflessione strana, ma credo che questa situazione di distanziamento fisico forzato e volontario, ci abbia invece riavvicinato a molte persone con le quali di solito abbiamo meno contatti, con la scusa sempre pronta di “non avere tempo”.