Autore:
AA.VV.
Pubblicazione:
17 maggio 2006
La collana delle Rose della casa editrice e/o esercita un fascino strano e costante sulle lettrici cosiddette forti, le donne: molte la conoscono, nutrendo quasi un rispetto reverenziale. Cercare e scovare autrici adatte a questo tipo di testo, nell'area linguistica del Belgio francofono, è stato pressoché naturale. Gli scritti hanno cominciato a fluire e letteralmente a stiparsi sulla scrivania, dopo essere stati spesso letti nella loro terra d'origine. Da una breve missiva inviata all'editore è cominciata un'impresa ardua e spinosa: la cura di un volume di racconti. Prima del piacere della traduzione sono venute la scelta e l'accettazione, spesso il rifiuto, il tutto da passare poi al vaglio finale della casa editrice. La scelta chiaramente mi ha portato a leggere un volume notevole di testi di donne, un mare di racconti, novelle e materiale vario. L'intrecciarsi dei rapporti derivati da questo lavoro costituisce, insieme al libro, una delle cose più preziose che mi sono rimaste, oltre a un'esperienza di traduzione senza eguali. Contrariamente al solito non si è trattato di "entrare bene nel libro", con le tipiche difficoltà delle prime pagine note a molti traduttori, non ce n'era il tempo. Non appena cominciavo a sentirmi a mio agio con lo stile, il ritmo e la musica del testo, le particolarità linguistiche… vlap, era già finito. Un altro cominciava, ma di un'altra autrice. Del Belgio poi, un piccolo Paese dell'Europa settentrionale che si rivela un autentico crogiolo di culture, dove il multilinguismo è normale, e in cui il panorama letterario appare straordinariamente vivace. Essenziale è stato quindi il rapporto amichevole instauratosi con molte delle venti scrittrici, fondamentale per farmi spiegare le particolarità lessicali e sintattiche derivanti dalle origini più disparate, da quell'intreccio di francese e lingue mediterranee, nordiche o altro. Indispensabile per capire la forma e la stranezza lessicale dovuta a una nonna libanese o a una tata spagnola, a una mamma ungherese o tedesca. Le piccole difficoltà iniziali per far accettare all'editore una raccolta francofona con queste caratteristiche, apparentemente priva di motivazioni, sono svanite non appena la redazione ha dato un'occhiata ai testi, e sono cominciati allora i timori riguardo la traduzione, ovvero la paura di coprire le singole voci delle autrici, offuscarne le impennate individuali sotto il manto di una pericolosa e castrante uniformazione. Allora il lavoro di traduzione vero e proprio è avanzato a ritmo sincopato, con lo spazio temporale necessario per cercare di dimenticare la voce di una e cominciare ad ascoltare la successiva. Il risultato è nel libro rosa fucsia attualmente in libreria, partito da un'idea di molti anni fa, quando ho cominciato ad apprezzare i talenti letterari e artistici contemporanei del Belgio, leggendo nelle fresche notti belghe agostane i testi di quelle autrici franco-tedesche, belghe-libanesi, italo-belghe… Un universo femminile sfaccettato, che traccia un ritratto molto attuale delle donne europee di oggi, o meglio delle donne che si incontrano nel cuore dell'Europa comunitaria. La chicca è arrivata con le note biografiche e l'introduzione, a distanza dal lavoro di traduzione consueto, ed è scaturita dalle dita sulla tastiera quasi da sé, autotradottasi da qualcosa che evidentemente aveva trovato il modo di maturare e sbocciare nel corso del tempo.