Per la traduzione di El Señor Presidente mi sono avvalso dell'edizione critica pubblicata nel 2000, in occasione del centenario della nascita dell'autore, dal Fondo de Cultura Ecónomica de México, a cura di Gerald Martin. Il testo, che reca le varianti delle prime edizioni, è corredato da quasi 500 note e da un ricco glossario di termini guatemaltechi - apparati imprescindibili per un'effettiva comprensione dell'opera -, da una cronologia della vita dell'autore e da una storia della redazione del romanzo, ed è completato da numerosi saggi dei principali studiosi dell'opera di Asturias a livello internazionale.
Sono ricorso inoltre al prezioso aiuto dell'amica Eugenia Gallardo, una scrittrice guatemalteca a cui va la mia profonda gratitudine per la pazienza con cui ha sciolto tutti i dubbi di interpretazione che mi si presentavano.
Per non appesantire la scorrevolezza della lettura, ho limitato al massimo il numero delle note, segnalando soltanto ciò che mi sembrava decisivo per la comprensione del testo. Lo stesso criterio ho adottato per compilare il breve glossario.
Il saggio di Miguel Ángel Asturias che chiude il volume costituisce di per sé un commento più che esaustivo; per un approfondimento della sua opera è d'obbligo il rimando agli scritti del professor Giuseppe Bellini (in particolare: La narrativa di Miguel Ángel Asturias, Milano 1966, e Il mondo allucinante: da Asturias a García Márquez. Studi sul romanzo ispano-americano della dittatura, Milano (1976).
Sarebbe arduo rendere conto in poche parole, e senza ricorrere ad esempi concreti, delle difficoltà che presenta la traduzione di un'opera come El Señor Presidente. Basterà accennare alla densità e alla ricchezza stilistica e lessicale, alla compresenza di diversi registri, all'uso costante di localismi e neologismi, al ricorso agli sperimentalismi d'impronta surrealista, all'oralità popolare, alle onomatopee, ai giochi verbali, e soprattutto all'enfasi posta sull'elemento evocativo-musicale della parola, che si scontra con la tendenza quasi inconsapevole del traduttore a privilegiare la trasmissione dei significati, laddove spesso occorre invece saper cogliere il libero gioco dei significanti.
A spingermi ad accettare un compito così improbo e votato in partenza allo scacco, oltre alla convinzione del valore straordinario del romanzo e all'esigenza di renderlo di nuovo accessibile ai lettori italiani, è la certezza che El Señor Presidente, come ci ricorda ironicamente Augusto Monterroso, "è riuscito a sopravvivere a ogni sorta di traduzioni, al premio Nobel, agli elogi della critica e all'entusiasmo del pubblico".