Uno schiaffo. Anzi, peggio. Un pugno nello stomaco a ogni pagina voltata. Perché è questo il libro di Anna Politkovskaja sulla Russia più recente. Nove capitoli che minano inesorabilmente l'immagine imbalsamata e asettica che l'Occidente spesso ha del nuovo signore e padrone della Russia politica, economica, militare e giudiziaria. Una novena incalzante che non celebra ma denuda. E che in patria non è uscita e non uscirà.
La prima edizione del libro è stata, infatti, inglese, per i tipi di The Harvill Press, con un curioso lavoro di editing che ha spogliato la Politkovskaja della foga della sua penna, proponendo ai lettori anglosassoni i contenuti risciacquati da uno stile che non ha timore di essere sopra le righe. Quella della Politkovskaja è, infatti, una penna poco fluida, molto ruvida, cantilenante a volte, sporcata sempre dalla passione di un'osservatrice tutt'altro che distaccata. "Libro di appunti appassionati a margine della vita", lo definisce l'autrice. E la passione lascia il segno in ogni frase, che è però sempre e comunque figlia dei fatti, dell'analisi documentata, puntuale e personale, di un'indagine per la quale la Politkovskaja ha più volte messo a rischio la vita.
E' dunque da apprezzare la scelta dell'editore italiano che - non senza fatica per questioni di diritti ceduti - è riuscito a strappare l'originale russo e a reintegrare le asperità "limate" dai redattori anglosassoni, restituendo alla Politkovskaja il pathos che la caratterizza anche nelle scelte lessicali e stilistiche.
Tradurla, dunque, è stata un'esperienza molto intensa dal punto di vista linguistico ed emotivo insieme. Perché quanto scrive Anna Politkovskaja non può lasciare tiepidi.
Chi cerca degli sprazzi di verità sullo stato reale della Russia dell'era Putin, in questo libro troverà di che pascersi. Non si pensi, tuttavia, a una biografia del presidente. Putin resta quasi sempre sullo sfondo della narrazione: burattinaio potentissimo ma defilato, gomitolo che dipana e raccoglie i fili di ogni passo istituzionale, gogoliano ex-funzionario che ha saputo tenersi stretto il proprio "cappotto".
In primo piano ci sono, invece, le storie piccole e grandi di chi nella "Russia di Putin" ci vive. Male o bene.
Reclute vessate a morte dai superiori, eroi di guerra costretti a riciclarsi nella malavita per avere di che sfamare se stessi e le famiglie, un arsenale atomico che è diventata una minaccia, corruzione...
E poi la Cecenia, di cui la Politkovskaja è da sempre osservatrice partecipe e coinvolta. I generali russi impuniti, E il terrorismo. E un sistema giudiziario indegno di definirsi tale. E la mafia economica che mai come oggi si confonde e si integra con la politica...
E' un libro da leggere. Per capire un po' di più. Per sapere quel che non sempre ci viene detto.