Ravel
Il tempo è la vera ossessione di Ravel (la solitudine e la noia, si sa, lo attanagliano), Echenoz gioca magistralmente con il tempo del récit sottoponendolo a brusche accelerazioni e decelerazioni, oppure dissolvendone la durata mediante l'accumulo di contrastanti marche temporali: "Ravel cerca di nascondere la delusione tormentando una Gauloise, massaggiandola lungamente prima di portarla alle labbra, e altrettanto a lungo la fumerà in silenzio, dopodiché Wittgenstein si infila freddamente la partitura nella tasca sinistra e prende congedo"...