L'addio a Saint-Kilda è un libro che si legge con ritmo veloce e toni leggeri, ironico e intimo, con un lessico semplice; tuttavia è stato davvero impegnativo da tradurre, per l’uso che fa della lingua. Con estrema competenza, anche se sembra immediato e istintivo, l’autore sembra quasi maltrattarla, la lingua, la usa fino in fondo, fino al limite, della correttezza intendo, al servizio della comprensione, dell’espressione. Ecco, ne ho dato un esempio. È un uso impressionistico. È stato molto impegnativo cercare di non superare il limite della correttezza linguistica restando il più fedele possibile alla versione originale, anche se, a dire il vero è una scrittura che sento molto vicina alla mia. Questo mi ha aiutato.
Il mondo ignorava la loro esistenza.
Loro ignoravano l'esistenza del mondo.
Fino al XIX secolo sono vissuti nell'autarchia, senza conoscere la scrittura né il denaro, senza gerarchie né leggi.
Eric Bulliard ricostruisce le incredibili vicende dell'arcipelago di Saint-Kilda, rimasto isolato per secoli, abitato fino al 1930, quando i suoi ultimi trentasei abitanti chiedono di essere evacuati nella vicina Scozia.
Ci sono persone che viaggiando fanno di questi pensieri, provano queste emozioni.
Viene subito voglia di conoscere personalmente l’autore, oltre al luogo, Saint-Kilda, Dove vita e morte sono mescolate a un livello primordiale senza fronzoli e inganni, a differenza della "società”.
Tra i tanti temi fondamentali toccati, con un tono dall'aspetto leggero, c'è il rapporto comunità-individuo, quando a deviare la strada e incrinare i rapporti, prima ancora del denaro compare il desiderio, fino a plasmare l’immaginazione. Se i sogni sono presentimenti di possibilità, come diceva Goethe, sono stati quei piccoli input dall’esterno, oltre a quei piccoli bacilli dall’esterno, a far franare l’equilibrio millenario rimpianto dai superstiti, che sono stati, è il caso di notarlo, nostri contemporanei. Hanno conosciuto la nostra moderna società che si vuole... come il massimo delle possibilità di una vita umana. E nella scienza e nella tecnica lo è, ma non di sola tecnica pare sia fatto l’uomo. L’umanità ci definisce. E questo libro, senza mai dirlo esplicitamente, lo mostra raccontando accuratamente fatti reali, frutto di un interesse approfondito dell’autore, che ringrazio di aver condiviso.
Compare qui anche una fase incontaminata in cui comunità e individuo convergono fin quasi a coincidere, in cui quel mondo è tutto, come credevano i sankildiani, in cui la comunità è tutto, e la gioia e la forza di viverla nella sua pienezza trascendono l'individuo.
Una comunità rimpianta dai superstiti, anche da quelli che in questa società hanno avuto successo, hanno avuto il massimo delle possibilità a disposizione. Tutti vogliono tornare a Saint-Kilda. Ma non ci sono più le condizioni.
All’apparenza semplice racconto di viaggio, e in fondo anche in sostanza, ma di una profondità e di un, amore? Sicuramente attrazione, ma profonda, intima, viscerale, un’attrazione naturale verrebbe da dire. Perché Saint-Kilda più che un luogo è una dimensione.