Causa di forza maggiore

Argomento: Romanzo
Pubblicazione: 11 febbraio 2019

Intervista di Ana Ciurans a Monica Capuani, la traduttrice.

Adesso che lei ha tradotto molti romanzi di Amélie Nothomb, ne conosce la scrittura con uno sguardo diverso dagli altri lettori, riesce ogni volta a indovinare l'epilogo della storia e l'intreccio?

Mai. Giammai. Né come traduttrice né come giornalista che pone quindi delle domande. No, Amélie è assolutamente imprevedibile sempre ed è questo il bello di lei, altrimenti scrivendo un libro all’anno non avrebbe tutti i lettori che ha. Quindi è originale, imprevedibile, prende sempre delle derive inaspettate, curiose, interessanti.

Anche in quest’ultimo romanzo in cui sembra, a detta dei critici, allontanarsi dalla linea precedente?

Anche in quest’ultimo romanzo. Anzi, quest’ultimo romanzo ha anche un incipit abbastanza spiazzante. Quindi, inizio e fine.

Conosce e si confronta con gli altri traduttori della Nothomb?

No, non ne ho conosciuto nessuno. Ho soltanto fatto un esperimento di cotraduzione che è stato diciamo la prima cosa dopo la quale poi ho continuato io a tradurre i romanzi di Amélie perché ho fatto un adattamento di Mercurio per il teatro, insieme ad Agnese Nano che è attrice, e lo abbiamo ritradotto insieme. Quindi mi sono confrontata solo con Agnese.

Riesce a riconoscere nei romanzi di Amélie Nothomb una certa ispirazione alla letteratura nipponica?

Sicuramente sì. In senso generale l’ispirazione nipponica è sempre presente nei romanzi di Amélie perché io penso, come lei d’altronde afferma, che questi primi cinque anni in Giappone la hanno assolutamente determinata quanto a ispirazione, amore per la bellezza, per la misura e per l’ordine, elementi assolutamente nipponici che ritroviamo nella sua scrittura, nei suoi gusti. Più prettamente per la letteratura è molto difficile scovare ispirazioni in Amélie perché sebbene lei citi molto spesso degli autori, nasconde queste citazioni ad arte nella sua scrittura.

Non rivela le sue fonti…


No.

Quando traduce Amélie Nothomb trova delle diffcoltà particolari?

Assolutamente sì. Sono scogli nascosti. Per esempio alcuni libri che sembrano molto semplici all’apparenza, in italiano hanno una difficoltà notevole perché cercare di restituire questa perfezione della lingua, questo equilibrio, questa apparente semplicità non è facile. Nonostante il francese sia una lingua parente stretta dell’italiano, a volte questo è un’ulteriore difficoltà. Poi ci sono difficoltà create dai giochi linguistici perché Amélie ama giocare con la lingua, con le parole, con i nomi e in certi casi il traduttore si deve assumere la responsabilità di cambiare un po’, di restituire in italiano quel gioco di parole intraducibile e quindi di prendere delle decisioni, di fare delle scelte a volte anche ardite. È una grossa responsabilità che mi è molto cara in ogni caso.