Pubblicazione:
9 febbraio 2019
Erick De Armas è un'acqua cheta. Dal romanzo di un esule cubano ci aspetteremmo aspre denunce delle dure condizioni di vita che lo hanno costretto a fuggire, all'inizio degli anni '90, e una conseguente pesante condanna del regime e dell'ideologia che lo sostiene. E in "Elena è rimasta… y papá también" la denuncia e la condanna ci sono, ma non sotto forma di lunghi e pedanti proclami, bensì attraverso la semplice narrazione di quel che era la vita a Cuba in quel periodo (e dalle cronache recenti sappiamo che purtroppo la situazione non è cambiata molto). E l'effetto è dirompente. Bastano le prime pagine, la descrizione del quartiere dove il narratore si reca a trovare la Elena del titolo, per ricevere un vero e proprio pugno nello stomaco. E tanti altri se ne riceveranno, nel corso della lettura, di fronte alle condizioni per noi impensabili in cui vivono i cubani, che ci riportano a racconti legati alla seconda guerra mondiale: il razionamento del cibo e di tutti i generi essenziali, l'"arte di arrangiarsi", la follia di un regime dittatoriale… De Armas ci presenta tutto questo senza sovrastrutture ideologiche, ma incarnandolo in un gruppo di personaggi che mette in scena con grande spirito critico, ironia, ma anche con affetto, tanto da trasmetterlo al lettore che non può non appassionarsi alle loro vicende. Sono uomini e donne tratteggiati con grande finezza psicologica e profondità; ognuno di loro, con le sue qualità e le sue debolezze, ha dignità di protagonista, una propria storia che diventa una parte della particolare storia di Cuba, che affronta in modo personale e unico. C'è chi pensa solo a fuggire e ci prova con ogni mezzo e chi invece resta strenuamente e ostinatamente legato a un'ideologia che sembra perdere sempre più consistenza, di fronte alla quotidiana lotta per la sopravvivenza.
E come nella realtà la solidarietà ha una importanza fondamentale, soprattutto nei momenti più critici, anche nel romanzo i personaggi hanno grande valenza come gruppo, come presenza corale, simbolo e forza di quella terra - Cuba e soprattutto l'Avana - cui l'autore è legato da un rapporto intenso, fatto di amore e odio, che permea tutto il libro.
Si ride anche tanto, in "Elena è rimasta…": De Armas ha la grande capacità di tratteggiare con poche pennellate situazioni e figure davvero esilaranti, e in generale sa dosare sapientemente tragico e comico, poetico e satirico. Basti pensare alle brevi apparizioni di Fidel Castro, più efficaci di lunghe tirate polemiche. E' un romanzo denso - di umanità, di vita - che fa della semplicità il suo punto di forza. Anche dal punto di vista linguistico un'apparente semplicità nasconde in realtà una grande ricchezza: lo stile di De Armas è lineare, ma l'ampio uso di termini ed espressioni tipici di Cuba danno alla sua lingua sapore e fascino. La sfida per il traduttore sta nell'immergersi nelle peculiarità dello spagnolo di Cuba e cercare di renderne a pieno il ritmo, la vivacità, i colori.