Nell'intraprendere la traduzione di un testo letterario dal vietnamita all'italiano, oltre ai dilemmi comuni a qualunque traduzione, ci si trova di fronte ad alcuni problemi molto specifici, relativi alla lingua in oggetto. D'altronde, due mondi così diversi dal punto di vista linguistico, storico e culturale non possono che creare affascinanti rompicapo semantici nella transizione dall'uno all'altro.
Ad esempio, un aspetto fondamentale nel sistema culturale vietnamita è il concetto di gerarchia parentale, più esteso ed elaborato rispetto al suo equivalente italiano. Tale tratto culturale è così rilevante da permeare il linguaggio a livello profondo: a tutt'oggi, nel vietnamita parlato, rivolgendosi ad un interlocutore si specifica sempre la relazione gerarchica o parentale che l'altro ricopre rispetto a se'. Questo avviene tramite l'uso di specifici appellativi la cui complessità spesso li allontana da un equivalente italiano. Ad esempio, il termine "Chu'" (pronuncia: Ciu) può significare
a) lo zio paterno fratello minore del proprio padre;
b) può essere usato dal fratello maggiore che si rivolge a quello minore;
c) un appellativo di deferenza verso uno sconosciuto più giovane del proprio padre.
Essendo la scorrevolezza del testo fondamentale nel lavoro di traduzione, coniugare esattezza di significato e fluidità diventa un interessante esercizio di stile.
Un'altra sfida è rappresentata dalla relativa semplicità dei modi e tempi dei verbi vietnamiti, in netto contrasto alla varietà e specificità di quelli italiani o francesi. Se nel testo d'origine un semplice prefisso verbale connota un futuro, un passato o un presente, ciò non è sufficiente nel passaggio alla complessa grammatica italiana. In quest'ultima, la scelta del tempo verbale esatto è in se' un tratto stilistico preciso che può influire sul tono della narrazione, se non addirittura sulla "voce" dell'autore che si intravede tra le frasi.
Altri aspetti problematici della traduzione sono meno originali, e similmente riscontrabili in molte altre lingue. Questi includono la traduzione di termini regionali, in particolare quelli relativi ai nomi comuni di alberi, frutta e fiori. La difficoltà in questo caso consiste nel comunicare alcune sfumature di tono e di colore che l'uso di tali regionalismi può evocare nel lettore dello scritto originale. Nel caso specifico del testo di Nguyen Huy Thiep, la questione stilistica è di particolare rilevanza. Scrittore controverso fin dagli esordi sulla rivista letteraria Van Nghe (1988), Thiep divise lettori e critici per la novita' del suo stile, fatto di linguaggio crudo, fraseggio brevissimo, descrizioni spietate. Uno stile di un'immediatezza senza precedenti, mirato a raggiungere qualunque lettore, coinvolgendolo nel racconto senza ricorrere ad orpelli linguistici; uno stile in violento contrasto con la tradizione letteraria vietnamita. Il traduttore che affronti Thiep si trova quindi di fronte al problema di rendere in un'altra lingua la forza innovativa del suo scrivere, di creare un suono e un ritmo che richiamino l'originale rottura con la tradizione. Una rottura visibile anche al di là della struttura del testo, nella connotazione dei personaggi - gli uomini, spesso perfidi, opportunisti e violenti; le donne, in cui prevale la dolcezza ed il sacrificio per la famiglia. Cifre stilistiche comuni al presente volume, nonché a Soffi di vento sul Vietnam, precedentemente pubblicato presso la stessa casa editrice, O barra O.
Tradurre Nguyen Huy Thiep è un viaggio affascinante e spesso sorprendente. La pubblicazione dei suoi scritti in Italia rappresenta un'importante contributo alla diffusione della letteratura vietnamita contemporanea, attraverso una delle sue voci più originali.