L’ultima riga della recensione a Il corpo umano sulla rivista Kirkus, riassume il secondo romanzo dell'autore: “Controllato e commovente, uno sguardo notevole su personaggi imperfetti in circostanze estreme.” Trovo che ci sia affinità e contrapposizione con il primo romanzo La solitudine dei numeri primi, che è valso a Giordano il prestigioso Premio Strega. Con una formazione da fisico, Giordano è il più giovane tra i vincitori dell’importante premio letterario, e il romanzo pare che abbia venduto oltre un milione di copie in tutto il mondo.
In un certo senso entrambe le storie raccontano di “personaggi imperfetti”, la seconda in maniera meno estrema, si potrebbe addirittura parlare di personaggi “ordinari”, “tranquilli”, dove l’impostazione è più estrema e grave. La somiglianza consiste nello sguardo commuovente che viene posto su di loro. Se è vero che i romanzi possono avere una trama guidata, un linguaggio guidato o personaggi guidati, Il corpo umano rientra nettamente nell’ultima categoria: una narrazione in cui si incontrano individui indimenticabili, figure ossessionanti che rimangono in testa anche dopo avere finito di leggere il libro. Non soltanto perché si tratta di personaggi descritti in maniera dettagliata, ma è perché sono umani, sono persone che conosciamo, imperfette, addirittura persone disturbate.
Un’altra rivista ha scritto: “Il corpo umano di Paolo Giordano è un romanzo cupamente comico ispirato a due viaggi di dieci giorni in Afghanistan in cui l’autore è arruolato come reporter sul recente conflitto afgano. (… Il romanzo) offre una prospettiva diversa alla guerra con un risultato stranamente ristoratore.” Persino Giordano vede nei suoi personaggi chiarezza e compassione non senza un certo humor, ne rileva fobie e carenze, assurdità e umanità, accetta la loro brama d’affetto e la loro capacità di decenza come anche di paura e disperazione.
Una certa affinità tra La solitudine dei numeri primi e Il corpo umano si riferisce all’incapacità dei personaggi di stabilire un contatto. Nonostante le buone intenzioni e il bisogno di calore e amicizia, complicità e cameratismo, questi individui sembrano danzare ciascuno in una sorta di “sparire insieme”. Si approcciano, poi si ritraggono, girano intorno uno all’altro, ma si sfuggono di nuovo. È il classico stare tra due fuochi in cui un individuo riceve o invia messaggi contrastanti. Il risultato è la mancanza di comunicazione e la situazione emotiva dolorosa in cui le unioni risultano improbabili. C’è una sorta di distanza che fa girare i personaggi – Cederna e la sua fidanzata Agnese, Torsu e Tersicore89, René e Rosanna Vitale, Egitto e Irene Sammartino, Ietri e Zampieri – su orbite separate, solitari, distaccati, isolati.
Nel romanzo Il corpo umano c'è molto dialogo e un interminabile monologo cosciente di Francesco Cederna che serve a definire i personaggi fino a intensificarne la vicinanza al lettore. La sfida è stata di rendere il linguaggio dei soldati in un inglese fluido e naturale, calzante con la loro personalità. La maggiorparte del processo è stato istintivo e ho continuato a tradurre senza pormi volutamente il problema su come questo o quell’individuo ne fosse risultato. Avevo un’idea più o meno chiara sulla resa dei personaggi e ho seguito le voci che mi evocavano cercando poi di incanalarle, così come erano, nel loro nuovo linguaggio.
Alla fine Il corpo umano cattura abilmente il senso di perdita e di dolcezza, paura e nostalgia, sperimentato dai protagonisti fino a evocare gli stessi sentimenti al lettore.
Anne Milano Appel
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(Traduzione dell'articolo a cura di Dori Agrosì)