Traduzione da: Letteratura tedesca
Martin Suter, nato nel 1948 a Zurigo, è tra gli autori di lingua tedesca più amati in terra elvetica, considerato inoltre lo scrittore svizzero vivente più letto nel mondo. Tradurlo in italiano è una bella responsabilità, ciononostante, quando me l’hanno proposto, ho accettato con grande piacere. Già autore di alcuni romanzi di successo pubblicati e ripubblicati in Italia, con Allmen e le libellule Suter inaugura un nuovo ciclo giallo, sottogenere investigativo, atipico. Al posto di detective e polizia troviamo una strana coppia: il dandy Johann Friedrich von Allmen e il suo ex giardiniere, ora tuttofare, Carlos.
Quarantenne o poco più, finto aristocratico e amante della bella vita, Allmen ha dilapidato allegramente il cospicuo patrimonio paterno ed è costretto ad abitare col fido Carlos nella dépendance della sua villa. Di lavorare non se ne parla neanche; il nostro ha frequentato le scuole migliori, girato il mondo e imparato una decina di lingue, ma in fondo non sa fare niente. In qualche modo bisogna però trovare i mezzi per andare avanti e così, a un certo punto, Allmen ha cominciato a rubare piccoli oggetti d’arte per poi venderli sottobanco a un antiquario compiacente. L’avventura descritta nel libro inizia quando, dopo una serata all’Opera – non potersi più permettere un abbonamento alle prime significa «essere davvero rovinati» –, il protagonista si lascia sedurre da Jojo e finisce in una splendida villa sul lago, dove scopre cinque pregiatissime coppe di Gallé. Dato che, come un altro famoso dandy, Allmen sa resistere a tutto tranne che alle tentazioni, non può fare a meno di derubare il padrone di casa, ficcandosi così in un mare di guai da cui riuscirà a trarsi solo grazie ai suggerimenti di Carlos.
L’autore prende spunto da un fatto reale – le cinque coppe con le libellule di Emile Gallé sono state effettivamente rubate nel 2004 – per costruire un romanzo leggero come una piuma, con una trama gialla che è quasi un pretesto per parlare di collezionisti d’arte, finanzieri, donne ricchissime e tristi… Suter descrive il mondo dorato dell’alta borghesia svizzera, dove l’apparenza conta di gran lunga più della sostanza. Non a caso Allmen usa i pochi soldi che ha a disposizione per tenere in piedi quella facciata di agiatezza e rispettabilità che gli consente di vivere a credito, conservando le vecchie abitudini – Cadillac con autista, abiti e scarpe su misura, ristoranti lussuosi – che altrimenti dovrebbe abbandonare. Per uno di rango non c’è niente di disonorevole nell’avere qualche conto aperto, basta che poi si paghi tutto il dovuto con eleganza e nonchalance. Il protagonista non è comunque l’unico truffatore che si aggira nel bel mondo, ce ne sono altri ben più pericolosi, disposti addirittura a uccidere per evitare lo scandalo.
Paragonato spesso a Dürrenmatt per l’analisi e la critica della società – critica indiretta, perché lo scrittore deve raccontare, non giudicare –, Suter presenta alcuni tratti comuni ad altri autori svizzeri: la tendenza alla sintesi e all’asciuttezza, l’ironia, il gusto del paradosso. Qualcuno ha definito questo romanzo un divertissement intelligente. Sono pienamente d’accordo. Per quanto riguarda la traduzione, dal punto di vista linguistico non ho incontrato grandi difficoltà e quindi mi sono potuta concentrare sulla resa, cercando il modo migliore per trasferire in italiano la già menzionata ironia, a volte sottilissima. Tutto sommato, una sfida davvero piacevole.
Emanuela Cervini