Traduzione da: Christopher Marlowe | Regia di Antonio Latella | traduttore: Letizia Russo
Nella mia attività, sorella alla scrittura, di traduttrice non avevo mai neanche pensato di tradurre un testo come Edoardo II di Marlowe. Direi per un sentimento di umiltà ma anche per una mancanza di occasione. Quando Antonio Latella mi ha chiesto di tradurre per lui l'Edoardo II, ho risposto immediatamente di sì. Non perché fosse scomparsa l'umiltà, ma piuttosto perché, conoscendo il lavoro di Antonio e con la curiosità di un test sulle potenzialità di un lavoro che unisse le nostre forze, finalmente si era presentata l'occasione giusta.
Dietro gli arazzi e i lussi della corte reale, Edoardo II nasconde una natura da testo sugli ultimi. Non sugli ultimi in senso sociale ovviamente, ma sugli elementi ultimi del potere, sulla natura sovversiva del desiderio, sulla crudeltà più efferata. Quelli che si muovono attorno al debole re e al suo amante bastardo sono lupi affamati, che conoscono la retorica della violenza e, da buoni comandanti, della spietatezza. Edoardo e il suo amante sono l'imponderabile e l'incontrollabile che si manifestano nella Storia, e che meritano per la loro sovversione di essere puniti con la morte, per una pax socialis più duratura. Per tradurre le emozioni e le suggestioni che ho sentito nell'Edoardo II ho scelto un linguaggio basso, senza connotazioni locali. Musicalmente teso, brutto in un certo senso, per non coprire di un'inutile cera la poesia del sangue che c'è in ogni singola battuta. Ho cercato di trovare una metrica frantumata che non fosse imitazione dell'originale ma amorevole tradimento. Ho tentato di costruire un linguaggio proprio per ogni personaggio, inimitabile e insieme impercettibile, affidando ai potenti la retorica anaforica cara ai capi e tiranni contemporanei, e agli altri un doloroso e dolente ritmo, continuamente spezzato, come il fiato di un uomo che muore.
Letizia Russo