La bête et sa cage

La bête et sa cage, di David Goudreault, éditions Stanké, Quebec (Canada)
Diritti per l'Italia: Berla & Griffini Rights Agency, Milano

Il monologo di un fottuto

La bête et sa cage è un monologo scritto in prima persona, «io», con ogni tipo di riflessione sulla vita dietro le sbarre e sulla vita in generale.

È il monologo di un fottuto. A fotterlo è stato Papillon, del clan dei Bizoune.

Il registro è già nelle prime righe, la bestia scrive come parla, piaccia o non piaccia. A me è piaciuto. Il romanzo di David Goudreault è rude come la vita in prigione, l’autore non usa mezzi termini.

La «bestia» è in gabbia per secondo omicidio, ne avrà per sedici anni e ci racconta del suo nuovo vicinato, del gioco tra il gatto e il topo, dei sotterfugi per il giro della droga, dell’inchiostro per Philippe il Filippino, tatuatore. Scrive: «Alla fine, mi chiedo chi, tra il guardiano e il detenuto, trascorre più tempo a sorvegliare l’altro.» Leggendo, ho avuto la strana sensazione di essere in carcere, con la stessa ossessione della «bestia», di volerne uscire.

È il grande talento dell’autore a legarci a questo assassino che puzza dei piedi, a trasportarci nelle sue storie contorte, a dirci la sua opinione a proposito dei neri: «C’è troppo imbarazzo nel parlare di razze oggi. È questo il vero razzismo, l’ostinazione a mettere tutto sullo spesso piano senza riconoscere le differenze.»

Tra e attraverso le righe scopriamo soprattutto un uomo solo, abbandonato dalla madre, visitato soltanto dal suo avvocato, «brutto, bisogna ammetterlo». La «bestia» è ferita, consumata dal bisogno di essere amata.

«Se qualcuno mi amasse, sarebbe fiero di me.»

È così, senza capire davvero come, che mi sono ritrovata a volere stringere questo fottuto di prima categoria tra le braccia. A offrirgli una spalla o un bel tattoo, Philippe il Filippino ha completamente pasticciato il suo samurai. Il libro conduce a una presa di coscienza, essenziale: bestie non si nasce, lo si diventa.

E la storia della «bestia» è la storia di molti tizi, dentro.

Mylène Moisan,
LeSoleil, Québec

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano canadese online LeSoleil, www.lesoleil.com Ripubblicato su La Nota del Traduttore per gentile concessione dell'autrice, Mylène Moisan. Tradotto dal francese da Dori Agrosì per La Nota del Traduttore.


Editore di La bête et sa cage