Robinson

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Splendido Prix Rossel per Robinson di Laurent Demoulin
 Guy Duplat, La Libre.be
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La giuria del Prix Rossel, il più importante premio letterario belga, ha scelto giovedì 7 dicembre 2017 a mezzogiorno, il romanzo Robinson di Laurent Demoulin, grande favorito tra quanti lo avevano letto, tutti molto commossi da una storia magnificamente narrata.

Robinson è il racconto emozionante e sincero di un padre che cede la parola al figlio autistico, un bambino che vede il mondo infrangersi davanti a sé, privato della barriera protettiva della parola.

Le ipotesi e i cliché sull’autismo sono molteplici, le cause sono tuttora ignote e molti si scervellano sulle terapie possibili. È un argomento di un certo fascino, ci mostra uno specchio deformante e incomprensibile. Leggere la testimonianza tenera, molto ben scritta e vera, di Laurent Demoulin è necessario. La storia percorre l’arco di pochi mesi e incontriamo un padre con suo figlio Robinson, di dieci anni; lo scrittore non dice niente del piccolo né del contesto, tutto si svolge sul rapporto padre-figlio intorno al non-linguaggio delle parole. Il sì-autistico, come lo definisce l’autore, non comunica con il linguaggio del non-autistico, ma attraverso gesti e una logica che ci sfugge.

Robinson può ridere, indicare, arrabbiarsi, ma anche imbrattare muri con la sua stessa merda, fare i bisogni ovunque, lanciare oggetti sotto l’armadio o dalla finestra, mettere in bocca cavi elettrici.

Seguiamo Robinson e suo papà al supermercato, per strada, alle giostre, in famiglia, in casa di amici. Il padre non può staccare lo sguardo da lui nemmeno un secondo per paura delle sue stupidaggini pericolose. Una pratica sfiancante, ma che non esclude la complicità tra i due e i momenti di serenità su un sentiero minato.

Al centro della storia c’è la questione del linguaggio. Laurent Demoulin ha dedicato ai testi una vita da poeta, critico e docente all’università di Liegi. Legge e commenta Roland Barthes nel paradosso di un figlio senza parole!

Mentre è in giro con un ragazzino così bizzarro riesce a vedere il mondo in maniera diversa. Il filtro delle parole scompare e la realtà della natura e delle persone, si manifesta allo stato grezzo.

È una testimonianza in cui non vengono date teorie, né soluzioni, nessuna ricerca più o meno vana a togliere il senso di colpa dei genitori. C’è invece un bambino che, come giustamente dice Laurent Demoulin, non è per niente tagliato fuori dal mondo. Al contrario, privato della facoltà della parola che lo avrebbe fatto entrare nell’universo dei simboli, l’autistico vede infrangersi il mondo davanti a sé. La realtà lo sommerge pericolosamente, deve difendersi attraverso l’autismo e con rituali ripetitivi che tentano di esorcizzare in maniera intrusiva tutto ciò che lo circonda.

Un bel romanzo in cui anche la merda diventa uno gesto d’amore.

Guy Duplat

Articolo pubblicato sul quotidiano belga La Libre www.lalibre.be il 7 dicembre 2017
Pubblicato in italiano su
La Nota del Traduttore per gentile concessione dell’autore, Guy Duplat
Tradotto dal francese da Dori Agrosì per
La Nota del Traduttore

Editore di Robinson