Traduzione da: traduttore: Egi Volterrani - Traduzione dal francese
Tra i numerosi autori che ho avuto occasione di tradurre, ormai più di cento, Predrag Matvejevic ha un posto speciale.
Ci sono autori con i quali non ho mai scambiato una parola (soprattutto i classici), altri che ho conosciuto in occasione della presentazione dei loro libri tradotti, quelli che sono diventati amici (per citarne qualcuno: Maalouf, Vassilikòs, Sony Labou Tansi, Fabre, Meddeb, Akalay, Ben Jelloun...), e poi c'è Predrag, "amicone", anche di bisbocce.
Normalmente sono stati gli editori a propormi i libri da tradurre, altre volte ho proposto io la pubblicazione di un libro e, in un certo senso in modo automatico, ne sono diventato il traduttore.
Predrag mi ha scelto, messo alla prova e confermato.
Indagando sulla scrittura di Predrag, sul suo modo di costruire i libri, si capisce anche questo percorso di affidamento. La scrittura di Predrag Matvejevic, come capita in genere agli scrittori che scrivono in una lingua diversa dalla materna, è pensata e ripensata in due lingue ed è preoccupata di precisione di termini e di sintassi. La lingua francese, poi, esige proprio questi riguardi.
Al lettore, e al traduttore, che è un lettore necessariamente attento, il linguaggio di Predrag si mostra emozionalmente partecipato e capace di indurre commozione anche quando riporta dibattiti politici o riferisce episodi ormai storici. Libri di rivendicazione, di polemica, di carteggi rivisitati, ma soprattutto di memoria (e nella memoria incontrano la poesia), i suoi testi si formano per accumulazione. A mano a mano che affiora un tema o un episodio, o una riflessione, ne viene fatto uno sviluppo compiuto che poi viene aggiunto agli altri "sviluppi" già depositati, ma non in maniera lineare, bensì come gli inserti di un incartamento. I fascicoli dell'incartamento sono, soprattutto all'inizio, intercambiabili e vengono via via spostati fino a trovare il collocamento più opportuno; facendo in modo che l'insieme acquisti unità consequenziale.
Pur restando esigui e fragili i richiami espliciti tra un inserto e l'altro (ciò richiede al traduttore l'attenzione di non trascurarli né tanto meno di eliderli, anche se talvolta risultano un po' oscuri), i collegamenti tra le parti si impongono invece nella memoria del lettore.
Non ho mai avuto un contratto con l'editore per tradurre i libri di Matvejevic.
L'ho conosciuto alla Fondazione per il Mediterraneo: ne presiede autorevolmente il Comitato Scientifico di cui anch'io faccio parte. Mi ha abbordato con un fascicolo di trenta cartelle: "Potresti per favore tradurmele con un po' di urgenza...? Ti saranno pagate."
Ho poi scoperto che era la prima tessera del puzzle: infatti l'episodio si è sempre ripetuto.
Siccome ha una buona conoscenza dell'italiano, quando gli ho consegnato la traduzione ha sollevato dubbi e proposto formulazioni alternative. Ho dovuto spiegare le mie scelte, delle quali ero sicuro.
Da quando l'ho convinto, si è sempre affidato completamente e talvolta con divertimento alle mie versioni: affinità ideologiche e di formazione mi fanno spesso intuire profondamente e con precisione il senso che intende consegnare alle parole.
Egi Volterrani