Quando è cominciata la tua attività di traduttrice per il teatro?
E' un genere che hai scelto personalmente?
Il teatro è sempre stato il mio grande amore fin da bambina ma l'attività di traduttrice vera e propria è cominciata verso la fine degli anni 80.
Nel 1977, assieme a Tullio Riva, avevo fondato una casa editrice che si chiamava Serra e Riva. Pubblicavamo opere minori di autori maggiori, soprattutto di lingua inglese e francese che sono le "mie" lingue. (Di Marcel Schwob, Il libro di Monelle - di Michel Leiris, Aurora - di Jack London, John Barleycorn - di Dostoevskij, Nètocka - di Blaise Cendras, Moravagine - di Théophile Gautier, Il club dei mangiatori di hascic… ). Molti titoli erano inediti in Italia e altri fuori stampa da tempi immemorabili, con traduzioni antiquate.
Gli autori in catalogo erano quasi tutti defunti e fuori diritti il che ci consentiva di risparmiare sui copyright e di spendere quei soldi nella cura del testo. La mia fissazione erano le traduzioni: dovevano essere perfette e contemporanee. Ero molto esigente e le seguivo parola per parola. Poi per una serie di ragioni tecniche che non sto qui a raccontarti abbiamo ceduto la casa editrice alla Mondadori e io sono andata incontro al primo amore, il teatro. Ho scritto alcune commedie brevi per la Radio. In seguito due liberi adattamenti assieme a Paolo Collo (Einaudi): Reparto 6 di Anton Checov e Mai più dalla filosofia della composizione di Edgar Allan Poe.
La prima opera che ho tradotto è stata Caritas di Arnold Wesker e subito dopo The best of Friends di Hugh Whitemore, un epistolario tra G.Bernard Shaw, Sir Sydney Cockerell, direttore di musei prestigiosi, e Dame Laurentia McLachlan monaca di clausura illuminata e studiosa di gregoriano antico. Sir Sydney Cockerell lo ha interpretato, a Londra, Sir John Gielgud. Questa traduzione ebbe molto successo in Inghilterra (!) fu portata come esempio e girò nelle varie agenzie teatrali. Bontà loro…
Poi nel 1988, circa, Harold Pinter aveva finito di scrivere il romanzo I nani, l'unico che ha scritto, e la sua agente Judy Daish, che era anche l'agente di Whitemore, (e credo grazie alla buona pubblicità che avevo avuto con The Best of Friends) e che aveva già venduto i diritti a Einaudi, mi chiese se volevo tradurlo. Io perplessa le risposi: "Ma io non traduco prosa, traduco teatro, o cinema, se vuoi, e comunque dialogo in genere." E lei: "Prima leggi il libro e poi ne riparliamo." Aveva ragione l'opera era un lungo dialogo travestito da prosa. Da lì poi il percorso è stato breve, Pinter aveva bisogno di un nuovo traduttore per più di una ragione, così sono subentrata io e ho tradotto tutte le sue opere.
Quando hai la fortuna di tradurre un autore così importante e così particolare gli altri autori ti bussano alla porta senza che tu debba andarli a cercare.
Cosa significa per te aver tradotto un premio Nobel per la Letteratura?
Ogni anno quando, il 10 di ottobre, gli telefono per fargli gli auguri di compleanno gli dico: "Vedrai che quest'anno te lo dànno il Nobel". E lui puntualmente mi risponde: "Non dire sciocchezze." Quest'anno è stato lui a chiamarmi il 13 di ottobre e a dirmi: "Per quest'anno ci hai azzeccato!" Nonostante me lo aspettassi sono rimasta senza parole, è stata una sorpresa e il regalo di compleanno più bello che potevano fargli.
Ero a Stoccolma il 10 dicembre il giorno della consegna del premio e quando Per Wästberg, lo scrittore svedese, ha letto le motivazioni, "/ ...colui che svela il precipizio che c'è sotto ai cinguettii ed entra con forza nell'oppressione delle stanze chiuse. / I suoi personaggi, che abitano la periferia della vita, sono l'uno alla mercé dell'altro. / .Più che chiederci "Cosa succederà adesso?" ci chiediamo "Ma cosa sta succedendo?" /. Nell'Oxford Dictionary troviamo l'aggettivo "pinteresque". Pinter come Kafka, Proust e Graham Greene ha tracciato e fondato un territorio, la Pinterland con una sua topografia ben definita." Ed infine, "In assenza del Laureato in letteratura di quest'anno il premio Nobel verrà consegnato a Stephan Page da Sua Maestà il Re."
Oltre al confronto con l'autore cos'altro è necessario nella traduzione di un testo in cui azione e recitazione coincidono?
Sono più di venticinque anni che lavoro per e con Pinter. Quando, nel 1998, ha diretto Ceneri alle ceneri in Italia con Adriana Asti e Jerzy Sthur oltre ad essere la traduttrice della commedia e l'interprete, (Adriana e Jerzy non parlano l'inglese) sono stata anche sua aiuto regista. E per quanto riguarda una traduzione quella è stata una verifica con V maiuscola. Gli attori si sono trovati benissimo, Pinter non conosce l'italiano ma capisce tutto si trovava a suo agio quindi non è stata cambiata una sola parola della mia traduzione e questo, per me, è stata una grande conferma e un onore, sì, mi sono sentita onorata, non trovo un altro termine.
Faccio almeno otto stesure prima di affermare di avere la commedia in mano. Le ultime revisioni le recito ad alta voce, non sono un'attrice ma ascoltare le battute mi consente di calibrare bene gli attacchi e le "chiuse" per servire gli attori nel miglior modo possibile. Che è la cosa più importante.
Inoltre, secondo me, ma questa è una mia fissazione, per tradurre teatro o i dialoghi in genere bisogna essere intonati perché il teatro è soprattutto una composizione musicale. Pinter poi è musica allo stato puro.
Conosci i traduttori di Harold Pinter in altri paesi?
Ha un traduttore per tutte le sue opere solo in Italia e in Germania. Quello francese purtroppo è morto qualche anno fa. Negli altri Paesi sono diversi e non è facile conoscerli tutti. Conosco bene "tutti" quelli portoghesi che fanno parte di una cooperativa gli "Artistas Unidos" ci scriviamo e-mail a go-go, non solo su Pinter, sono simpaticissimi e attivissimi.
Qualche anno fa gli era venuta voglia di dare una cena in un grande ristorante di Londra per i suoi traduttori di tutto il mondo. Ma poi è stato male e la cena è stata rimandata.
Quali altri autori ti piacerebbe tradurre?
Sono arrivata a un punto della mia carriera che posso permettermi di scegliere chi tradurre e chi no. E' un grande lusso. Quindi i miei autori sono stati scelti accuratamente:
Gli inglesi: Harold Pinter*, Arnold Wesker, John Osborne, Graham Greene, Dennis Lumborg, Ronald Harwood*, (ha vinto l'Oscar l'anno scorso per la sceneggiatura de Il pianista assieme a Roman Polanski e quest'anno ha scritto l'Oliver Twist sempre di Polanski), David Hare, Martin Crimp, David Harrower*, Tom Stoppard, Joe Orton, Ariel Dorfman*, Hugh Whitemore.
Gli americani: Frances Goodrich e Albert Hackett, Martin Shermann, Pete Gurney, Don DeLillo.
I francesi: Jean Anouilh, Jasmine Reza, Agnès Jaoui e Jean-Pierre Bacri.