Cosa significa per lei aver tradotto Harry Potter? In che misura si sente coinvolta nel successo di Harry Potter in Italia?
Moltissima enfasi è stata posta sul mio lavoro di traduzione, ma solo, sospetto, perché la signora Rowling non è raggiungibile dai giornalisti e c'è bisogno di qualcuno che dica qualcosa, un virgolettato da inserire negli articoli. Ricordo pochissimi casi di traduttori interpellati dalla stampa sul loro lavoro (anzi, senza rifletterci me ne viene in mente chiaro uno solo, Yasmina Melaouah per Pennac). Forse a rendere più interessante il tema è il fatto che scrivo per ragazzi e faccio l'editor di un marchio per ragazzi (Fabbri), e quindi posso valutare il lavoro della signora Rowling da più punti di vista. Ma quando traduco sono una traduttrice e basta.
Il linguaggio di Harry Potter mette a dura prova la traduzione, contiene un vocabolario particolare, è un genere che richiede di essere tradotto sempre dallo stesso traduttore?
Sarebbe bello che tutti i libri di uno stesso autore venissero tradotti dallo stesso traduttore. Non sempre succede per ragioni di tempo e calendari di lavoro. Ma quando sei entrato in un certo mondo e conosci certi impasti linguistici fai meno fatica di una persona che si accostasse allo stesso libro per la prima volta.
E' importante per un traduttore conoscere lo scrittore?
Ho conosciuto solo una volta un'autrice che ho tradotto, Kathleen Tessaro (Elegance), e abbiamo chiacchierato di bambini, di Londra, di scrittura in generale. Mi piacerebbe conoscere Anne Fine, ma non perché ho tradotto un paio di suoi libri, solo perché la trovo grande.
Qual è il genere letterario che preferisce tradurre?
Ho tradotto solo fiction.
Lei è anche scrittrice, questo l'aiuta nel lavoro di traduzione?
Senza dubbio mi aiuta il fatto di lavorare con le parole: difficilmente ho dubbi sul giro di una frase o sul suono di una parola.