Quando nasce Iperborea?
La casa editrice Iperborea è stata fondata nel 1987 e nel 2007 festeggeremo i nostri primi vent'anni. E' nata da una passione per la letteratura scandinava maturata in un decennio passato a Parigi, dove già dagli anni Ottanta c'era un'ondata di traduzioni di scrittori nordici tale da creare quasi una moda.
Da quale lingua traducete di più?
Sicuramente lo svedese. Siamo partiti infatti dalla formidabile generazione di autori nati tra il 1930 e il 1940, come Enquist, Gustafsson, Lindgren e Tunstrom, annoverabili tra i grandi scrittori a livello europeo. Ultimamente c'è stato un maggior bilanciamento con le altre lingue, probabilmente perché abbiamo scoperto giovani molto interessanti nelle altre aree culturali. Quest'anno, per esempio, c'è una preponderanza di titoli olandesi (nel passato più limitati, anche perché di Paesi Bassi e Belgio abbiamo incominciato a occuparci dopo il 1992). Tra questi vale la pena di ricordare soprattutto Cees Nooteboom (di cui abbiamo pubblicato ben sette titoli), Hella Haasse, il geniale classico Jan Jacob Slauerhoff , Kader Abdolah, una delle voci più interessanti della nuova narrativa degli immigrati, a Gerard Durlacher, rappresentante della memoria della shoà. E i belgi Willem Elsschot e Eric De Kuyper. Direi che ormai c'è abbastanza equilibrio tra tutte le lingue.
Ci sono delle aree geografiche che vorreste aggiungere?
L' area in cui vorremmo forse approfondire la nostra ricerca è quella dei Paesi Baltici. Abbiamo già pubblicato un romanzo estone, "Terra di confine" di Emil Tode (trad. di Francesco Rosso Marescalchi). E' da un po' che abbiamo sotto osservazione la loro produzione letteraria, anche se sappiamo di dover affrontare ancora maggiori problemi per trovare traduttori. Problema che non abbiamo ancora del tutto risolto neppure per la Finlandia: sicuramente il finnico è una lingua particolarmente difficile, ma per fortuna ci sono alcuni avventurosi che non si frenano davanti alla passione. Devo anche dire che lavorare con lingue meno frequentate è uno dei nostri punti di forza, anzi, forse proprio quello che nei primi anni ci ha consentito addirittura una specie di monopolio che ci ha permesso di conquistarci da subito gli autori più prestigiosi.
Iperborea è un editore che porta il lettore al testo o il testo al lettore?
Per quanto possibile "il lettore al testo", tranne quando ci sono motivi di comprensione. Quello che chiedo sempre ai miei traduttori è la massima fedeltà, ma non a scapito di un italiano che rende l'idea del grande scrittore con cui hanno a che fare. Insomma, il difficile ideale di traduzioni belle e fedeli. Tra l'altro, mantenendo il carattere specifico di mondi lontani, nel nostro caso aumenta anche per il lettore il fascino dell'esotismo.
Gli editori dovrebbero proporre dei master di traduzione?
Una volta ho provato a organizzare non un Master ma un laboratorio gratuito per 6 aspiranti traduttori. Progetto nato da una nostra sincera esigenza di investire su giovani da formare. Sono stati selezionati tra i migliori laureandi dell'Università Statale di Milano. Mi è stato utile più che per arrivare ad avere un pool di traduttori da cui attingere, per capire quali sono le doti indispensabili per diventare un vero professionista. In pratica posso dire che ogni tipo di corso può essere molto utile a chi è già "bravo", cioè ha un innato talento per scrivere, mentre chi non è dotato non impara neppure con centinaia di corsi. Può arrivare a conoscere perfettamente la lingua ma non per questo è un bravo traduttore. E' un po' come per la musica: chi non ha orecchio e musicalità, non potrà mai diventare un bravo interprete, per quanto impegno metta nello studio.
Come scegliete i vostri traduttori?
In base a prove di traduzione. I primi candidati ci erano stati forniti dalle varie università, ma da anni i neolaureati ci contattano direttamente di loro iniziativa. Il numero di traduttori che abbiamo è molto maggiore di quelli che potremmo mai utilizzare, sia perché la nostra produzione è di una dozzina di titoli all'anno (delle 8 lingue di cui ci occupiamo) e inoltre abbiamo anche un gruppo di collaboratori costanti.
La scelta editoriale di Iperborea ha incontrato da subito l'interesse dei lettori?
Immediato un successo di critica e di un pubblico fedele e ristretto (possiamo sempre contare su uno zoccolo duro di affezionati che collezionano addirittura tutto il catalogo). Un pubblico ben più vasto è stato raggiunto in seguito dai nostri best-seller: "L'anno della lepre"di Arto Paasilinna (1994), arrivato con la 18° edizione alle 100.000 copie senza nessuna pubblicità, solo con il passaparola, che ha entusiasmato dagli intellettuali a gente che non aveva mai letto un libro in vita sua, e "La vera storia del pirata Long John Silver" di Björn Larsson, che ha superato le 70.000 copie. E' anche il nostro titolo più recensito e l'autore è così spesso invitato in Italia che ha addirittura imparato l'italiano.
Com'era prima delle vostre pubblicazioni, la diffusione delle letterature nordiche in Italia?
Saltuaria e sui contemporanei inesistente. Negli anni '20, '30, '40, si traduceva abbastanza rapidamente la letteratura nordica, molti autori addirittura immediatamente appena usciti. Ancora una discreta presenza negli anni '50 grazie ad alcune collane attente come Medusa Mondatori, la BUR o anche Feltrinelli. E poi più nulla. Bisogna anche dire che le uscite erano molto sporadiche e le traduzioni lasciavano spesso a desiderare. L'idea di una continuità, non solo i contemporanei ma anche i classici, è quello che ha aiutato il pubblico a orientarsi in un mondo culturale così originale e inesplorato.
Può parlarci della collana dei saggi letterari?
In realtà è cominciata con il primo titolo, "L'utopia degli Iperborei", nove anni fa ed è assolutamente sporadica, legata a eventi o progetti particolari. Chicche per i nostri fan e per specialisti: sono sia saggi su autori, come Lagerkvist, Strindberg e Karen Blixen, sia piccoli "bigini" delle nostre letterature, ovvero bibliografie ragionate di tutto quello che è uscito in Italia: decisamente per un pubblico di appassionati.
Quali sono le lingue nordiche meno studiate in Italia?
Tra quelle che ci riguardano finlandese e islandese.