Autore:
Petros Markaris
Pubblicazione:
30 maggio 2007
È curioso, ma la maggior parte degli italiani, dicono "Markàris", invece è "Màrkaris" e chiamano il commissario "Chàritos", invece è "Charìtos".
È un caso abbastanza evidente di influenza dell'italiano sulla pronuncia di parole straniere (abbiamo "màrcare", e quindi diciamo "Markàris"; abbiamo "cara" e "chàritas", e quindi diciamo "Charitos"), e ciò avviene nonostante, in tutti i volumi che ho tradotto io abbia aggiunto una nota esplicativa sulla pronuncia del greco e sulla sua accentazione.
Ma, tant'è: l'importante è che questo nuovo giallo di Markaris non solo conferma l'ottima impressione che avevano suscitato i precedenti, ma addirittura li supera - sia nel successo di pubblico, sia nell'accoglienza della critica. In meno di un mese dalla sua uscita, infatti, ha già totalizzato quattro edizioni.
Dal punto di vista del mio lavoro di traduttore, questo libro non è stato molto diverso dagli altri. La lingua di Markaris è straordinariamente scorrevole, e quindi l'unico grande impegno, da parte mia, sta proprio nel mantenere questa assoluta scorrevolezza. Dato però che italiano e greco, nonostante quel che può sembrare, sono lingua con una pasta piuttosto diversa, ecco che i problemi che mi si pongono sono di qualità particolare.
Un esempio tra tutti. Il greco ha una sintassi temporale molto più libera (ma questo si verifica anche in Omero) e una maggiore informalità rispetto all'italiano. Questo implica che, se non vogliamo rendere la traduzione un calco mal digeribile dal lettore, si deve necessariamente arrivare a una mediazione (nel senso alto del termine, ovviamente): sacrifico un po' di libertà dei verbi, ma recupero, in cambio, altri indicatori di colloquialità.
Nel complesso, l'obiettivo per me è stato non solo quello di rendere il testo nella maniera più fedele possibile, ma anche fare delle scelte il più coerenti con lo stile dei volumi precedenti (e questo significa a volte andare a rivedere come si era scelto di tradurre un determinato brano quattro anni fa) nonché, naturalmente, con le convenzioni del genere poliziesco.
Un'ultima notazione. Il titolo originale "Azionista di riferimento", non piaceva molto alla Bompiani, secondo me a ragione: faceva pensare più a un financial thriller, se non addirittura a un saggio.
Sono stato io a proporre il titolo "La lunga estate calda del commissario Charitos", che ha due vantaggi: il primo è quello di strizzare l'occhio alla letteratura di genere - cosa che sempre interessante, dal punto di vista editoriale. Il secondo è che non rivela nulla della trama che è complessa e vi si intrecciano più vicende.