Autore:
Azar Nafisi / editore: Adelphi, 2010
Traduzione di:
Ombretta Giumelli - traduttore: Ombretta Giumelli - traduzione dall'inglese
Pubblicazione:
19 dicembre 2010
Sono in Brasile quando ricevo da Dori Agrosì l'invito a scrivere una Nota del Traduttore per Le cose che non ho detto di Azar Nafisi.
Non ho qui con me il libro né i miei appunti, quindi scorro velocemente gli articoli e le recensioni che trovo su internet e subito mi balza all'occhio una cosa... la solita cosa: il nome del traduttore non è mai citato, a differenza di altri dati quali prezzo e numero di pagine, evidentemente considerati più importanti. Ancora una volta provo un senso di rabbia e di delusione.
Lavoro da trent'anni e mi rammarica dover constatare che troppo spesso l'opera del traduttore non venga riconosciuta come indispensabile e imprescindibile.
Vero è che per fare una buona traduzione dobbiamo renderci invisibili per dare al lettore l'impressione, o persino l'illusione, di attingere alla fonte originale, ma ciò non significa che anche il nostro nome resti invisibile!
Le cose che non ho detto, come il precedente Leggere Lolita a Teheran, è un libro di memorie - ma a differenza di Lolita, che nasce da un bisogno politico, questo nasce da un bisogno affettivo. Dopo la morte dei genitori, alla quale non ha potuto essere presente perché ''in esilio'' negli USA, Azar Nafisi non fa che pensare al suo rapporto con loro: così intenso, complesso e doloroso soprattutto con la madre. Scrivendone, cerca di venire a patti con entrambi.
La narrazione, soprattutto nella prima parte, è intima, lo stile è discorsivo e il lessico famigliare. La traduzione pertanto non ha presentato particolari difficoltà e il “travaso” da una lingua all'altra è stato fluido, quasi naturale. Infatti la struttura del linguaggio e dunque del pensiero, è molto semplice, a tratti lineare, forse perché l'autrice non usa la sua lingua madre ma una lingua a lei “straniera”. Citando Eco, tradurre questo libro è stato “dire quasi la stessa cosa”.
La narrazione è attraversata in tutto il libro dalla voce di poeti antichi e moderni – anche qui come in Lolita la letteratura è una chiave di lettura della realtà.
Nel tradurre le numerose citazioni de Il Libro dei Re del poeta Firdusi - ho trovato solo una versione in prosa - ho incontrato qualche difficoltà, soprattutto nel ricreare la rima, ma sono riuscita a superarle giocando con le parole... sono questi i momenti più divertenti del mio lavoro.
Ho conosciuto Azar Nafisi in occasione della presentazione del libro a Milano lo scorso ottobre e come spesso accade quando incontro la persona con cui ho “convissuto” per mesi, è stato per me molto emozionante. Azar Nafisi è una donna dagli occhi ridenti, solare e generosa; sarei rimasta ore ad ascoltarla.
Mi fa piacere chiudere questa “Nota del Traduttore” con la dedica che Azar Nafisi ha scritto sulla mia copia di Le cose che non ho detto : “Cara Ombretta, celebriamo insieme il “nostro” libro. Grazie per aver dato una nuova vita alle mie parole”.
Auguro a questo libro una lunga vita.