Siamo partiti in camper da Detroit una bella mattina di settembre, Ella e John davanti, io seduta dietro, sulla panchetta della cucina, ospite invisibile.
Qualche timore l’avevo: la destinazione è Disneyland, alla guida c’è un uomo anziano con un Alzheimer galoppante, accanto a lui una donna non meno anziana e molto malata.
Ma ogni traduzione è un’avventura in mani altrui, così, anche in questo caso, una volta imbarcata, sapevo che comunque, dopo gorghi, secche e tempeste, sarei arrivata alla fine. Come sempre, avrei scoperto mondi sconosciuti, sarei entrata in profonda intimità con degli stranieri.
“Noi siamo turisti”. In viaggio contromano comincia così.
È una storia on the road, probabilmente tra le più estreme.
Qui è davvero in gioco la vita, si viaggia in condizioni di vulnerabilità assoluta, pronti letteralmente a tutto.
Ella e John non hanno mai preteso di viaggiare per espandere la mente.
Hanno viaggiato per staccare dai ritmi quotidiani, per rallentare il tempo, per vivere momenti intensi di straniamento legati a un incontro, a un acquazzone improvviso, allo stordimento serale dopo una giornata piena di sole.
Hanno viaggiato per assaporare la vita come troppo spesso si manca di fare, stretti nei piccoli incagli quotidiani.
Questo viaggio, il loro ultimo viaggio, è una fuga da medici, ospedali, figli apprensivi, per assaporare ancora una volta le meraviglie della natura e dell’amore.
John guida, infaticabile, si perde nella sua smemoratezza, ogni tanto torna al presente, dalla donna che di colpo si ricorda di amare.
Ella decide, organizza, racconta.
Seduta con i gomiti sul tavolino del camper, io la ascolto.
È una donna che ha smesso di lavorare quando sono nati i figli, che ha badato alla casa, è stata accanto al marito per buona parte della sua vita.
Una donna normale, che ammette francamente di non essersi mai sentita una persona con doti o talenti eccezionali.
I momenti perfetti della sua vita sono stati quelli in cui ha raggiunto, per un istante, la piena consapevolezza di esistere; i momenti in cui ha provato la pura felicità di essere al mondo.
A dispetto dei dolori che ogni tanto la assalgono, Ella è sempre pronta a cogliere le tenerezze, le asprezze, la comicità della vita. È una donna contemporaneamente lucida e romantica, vogliosa di arrabbiarsi e di ridere, di amare e di odiare.
La sua lingua è come lei. Semplice, diretta, pragmatica, con scatti di appassionata intensità. Trasmette emozioni decise quando descrive la bellezza solenne del paesaggio, il dialogo difficile con i figli apprensivi e problematici; è un capolavoro di delicatezza e disincanto quando descrive le difficoltà della vecchiaia e della malattia.
Le sue sono parole oneste.
Non cerca mai la bella frase, l’effetto stilistico: dà voce alle emozioni, alla storia, alla sostanza.
Sempre più vicina a Ella, in questo viaggio, ho cercato di affidarmi alla sua semplicità senza pretese, al suo umorismo del cuore.
Se dovessi dire qual è stata la cosa più difficile, non ho dubbi che sia stato il cibo: panini unticci a profusione, e la sera in cui hanno sfoderato mortadella fritta in padella sono stata seriamente tentata di scendere dal camper.
Mi ha sempre sorretto, invece, il coraggio di Ella nel seguire la legge della strada fino alle estreme conseguenze, la sua profonda libertà di pensiero.
Il rispetto per la vita che la spinge a scelte che potrebbero apparire troppo radicali.
Ma “Non sta a noi giudicare”: In viaggio contromano finisce così.