Di Leonor Fini mi occupo da molti anni. Ho scritto una ventina tra articoli e saggi per quotidiani e riviste, tenuto conferenze in accademie e circoli, collaborato al film documentario di Giampaolo Penco “Mais où est Leonor?” (acquisito di recente dalla videoteca del Centre Pompidou di Parigi), scritto il testo teatrale “Guardiana dei sogni. Variazioni su Leonor Fini” per il regista Alessandro Marinuzzi. Frequentando l'Archivio Leonor Fini a Parigi e visionando le carte dell'artista, ho cominciato a lavorare ad un testo biografico (“Leonor Fini. Da Trieste in poi”) che, ancora inedito, si arricchisce col tempo di informazioni e materiali.
Numerosi sono gli scritti della pittrice nata a Buenos Aires, cresciuta nella Trieste mitteleuropea di inizio Novecento e diventata celebre a Parigi: in particolare, la mia curiosità di scrittore è stata attirata dai suoi romanzi brevi. Scritte in francese e pubblicate negli anni Settanta in Francia, queste storie sono state tradotte in tedesco, inglese, catalano, svedese e giapponese. In Italia, invece, non è mai uscito niente.
Su invito anche di Richard Overstreet, curatore dell'Archivio Leonor Fini, ho deciso di provare a tradurre Leonor Fini. Ed ecco che oggi vede la luce “Murmur. Fiaba per bambini pelosi”, il primo romanzo dell'artista, pubblicato nella collana Gli eccentrici delle Edizioni Arcoiris.
Il testo è una storia surreale, una fiaba per adulti, ricca di immagini e di personaggi, a metà strada tra il genere fantastico e il racconto di iniziazione, con citazioni, bizzarrie e giochi linguistici. Protagonista è Murmur, un giovane essere straordinario, incrocio tra uomo e gatto, che insieme alla madre approda in un monastero in riva al mare abitato da gatte e demoni e dominato da eventi magici.
La lingua usata da Leonor Fini è ricca e vivace, profumata di termini ed espressioni dell'italiano, dello spagnolo e del tedesco. Una lingua che deriva direttamente dal tono affabulatorio e incantatore dell'artista, abile animatrice di conversazioni che coinvolgevano la sua cerchia di amici come pure numerosi intellettuali tra i più noti del secolo scorso. Lo stesso Overstreet ricorda che i racconti di Leonor Fini, sia che si trattasse del sogno fatto quella notte sia che fosse il resoconto della giornata, inchiodavano l'ascoltatore per la forza drammatica e per l'abilità nell'alimentare l'immaginazione.
Così, nel tradurre il romanzo di Murmur, sono ricorso alla voce dell'artista: ho riascoltato le video-interviste, in francese e in italiano, che mi hanno permesso di assorbire quel suo stile affascinante, quella capacità di personalizzare ogni differente soggetto, quel piacere nel passare da una lingua all'altra con la disinvoltura di una persona cresciuta nella Mitteleuropa colta e stimolante di un secolo fa.
Lavorando alla traduzione ho ripensato alle letture che avevano formato l'autrice fin da giovanissima, “Pierino Porcospino” e “Alice” di Lewis Carroll, ma anche i libri di Nietzsche e Schopenhauer che l'amico pittore Arturo Nathan le prestava di nascosto, senza dimenticare il suo stretto rapporto con letterati del calibro di Bobi Bazlen, André Pieyre de Mandiargues e Konstanty Jelenski.
In “Murmur” Leonor Fini dà vita a una scrittura molto visiva, indulge con gusto in descrizioni minuziose e ricche di particolari: tessuti, colori, materiali, oggetti, profumi, elementi naturali, animali, vegetali e minerali, sono in buona parte gli stessi che popolano i suoi quadri e i suoi disegni e denotano il grande spirito di osservazione, l’attenzione per ogni sfumatura del racconto e la partecipe presentazione dei singoli dettagli come si trattasse di scena allestita. Una scrittura molto personale, che prende forma da un complesso bagaglio interiore di immagini e suggestioni capaci di caratterizzare, con la stessa logica fantastica e poetica che ne guida l’opera pittorica, la prosa dell’autrice.
Queste ed altre considerazioni sono contenute e sviluppate nel mio saggio (“Leonor Fini scrittrice”) che accompagna il libro.
Il delicato compito di rifinitura e revisione è stato svolto da due traduttori esperti, Lorenza Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco, che mi hanno consigliato e suggerito con grande sensibilità e che ringrazio.