Traduzione da: Letteratura croata - Traduzione di Estera Miocic
Silenzio elettorale, è il primo giallo della trilogia poliziesca del croato Drago Hedl, noto soprattutto come giornalista d’inchiesta sui crimini di guerra nell’ex Jugoslavia, è stato accolto con grande interesse ed entusiasmo dalla critica in Croazia che nel suo stile narrativo ha riconosciuto elementi comuni ad alcuni dei migliori giallisti scandinavi.
Al di là delle categorie e dei modelli di riferimento, il romanzo di Hedl mi sembra particolarmente interessante per il modo in cui i luoghi si intrecciano con la storia del delitto e dei suoi protagonisti. Il palcoscenico della vicenda criminale narrata da Hedl è Osijek, una città della Croazia orientale, e in modo preponderante il suo fiume, la Drava, lungo le cui sponde si snoda la trama del libro. È al fiume che si lega l’inizio del giallo, con il ritrovamento dei cadaveri di due ragazze di un orfanotrofio di Osijek, sulla cui morte misteriosa indagano l’ispettore Vladimir Kovač e il giornalista Stribor Kralj. Lungo il fiume prendono avvio e si sviluppano le indagini che vedono emergere l’ipotesi di un delitto a sfondo sessuale legato ad ambienti politici e affaristici. È il fiume con i suoi cadaveri a far riemergere brutti ricordi che si vorrebbero rimuovere e dimenticare, ma che assalgono i personaggi in maniera inattesa e improvvisa, contro il loro volere: in primis Igor Kožul, il veterano di guerra traumatizzato dalle vicende belliche degli anni Novanta nonché uno dei primi sospettati della morte delle ragazzine, e poi anche Kovač che fatica ad accettare la fine del proprio matrimonio.
Sul fiume, infine, si conclude il giallo e si ritrova la serenità perduta, anche se solo provvisoriamente, poiché la vita sulla Drava – come si legge nel volume successivo, Ispovjedna tajna non ancora tradotto in italiano – continua piena di insidie, proprio come sotto la sua superficie, dove i pesci piccoli sono la facile preda di quelli più grossi e astuti.
Nel romanzo di Hedl la presenza del fiume sembra determinare persino il ritmo del racconto che a volte tende a procedere lento e placido.
Considerando la profonda diversità fra il croato e l’italiano, la maggiore sfida nel tradurre questo romanzo è stata quella di riprodurre in italiano un testo quanto più fedele all’originale mantenendolo scorrevole e piacevole nel rispetto del ritmo della lingua d’arrivo. Utili e funzionali a questo proposito sono stati alcuni suggerimenti dell’editor Francesca Varotto a cui peraltro devo lo stimolo e l’incoraggiamento a proseguire nel mio impegno di tradurre e diffondere autori di lingua croata e serba in Italia.
Estera Miocic