Scelta obbligata è l'ultimo romanzo della trilogia che R.N. Patterson ha dedicato a Kerry Kilcannon, giovane presidente democratico degli Stati Uniti. (Sarà un caso che si chiami Kerry?) Di origini irlandesi, figlio di una donna delle pulizie e di un padre ubriacone e violento, Kerry Kilcannon ha deciso di arrivare alla Casa Bianca dopo che suo fratello James, candidato alla presidenza, è stato ucciso da un pazzo durante un comizio. Nel primo volume della trilogia, Nessun luogo è sicuro, Kerry Kilcannon viene eletto. Nel secondo, Chiamato a difendere, si scontra con i suoi oppositori sulla questione dell'aborto e nel terzo su quella delle armi. (Pare che il prossimo romanzo di Patterson sarà sulla pena di morte.)
Ex avvocato, profondamente interessato alla politica americana e ai suoi temi più attuali e scottanti (a quando un romanzo su guerra e terrorismo?), Patterson, che ha fatto parte della commissione di inchiesta sul Watergate, ringrazia George Bush e Bill Clinton per averlo aiutato a rendere più "autentica" l'ambientazione dei suoi romanzi e la psicologia dei suoi personaggi.
Sul problema dell'eccessiva diffusione delle armi negli Stati Uniti e sul conseguente elevatissimo grado di violenza della società americana si dichiara apertamente di parte, ed è attivamente impegnato: è nel consiglio direttivo della Brady Campaign to Prevent Gun Violence. Le armi negli USA sono troppe ed è troppo facile procurarsele. Anche le persone violente, con problemi di alcol e di droga, possono acquistare pistole e fucili, con conseguenze notoriamente catastrofiche, ma la potente lobby delle armi, nel romanzo come nella realtà, si oppone a qualsiasi tentativo di limitarne la vendita e spinge anzi la produzione di armi da fuoco e proiettili sempre più letali.
Le sparatorie sono il leit-motiv della trilogia: muore James Kilcannon, Kerry viene ferito in un attentato e al centro di Scelta obbligata c'è la strage della famiglia di origine della First Lady, sterminata di ritorno dal matrimonio presidenziale all'aeroporto di San Francisco dall'ex marito alcolista di una delle sorelle di Lara Costello Kilcannon. Pubblico e privato si intrecciano come sempre nei romanzi di Patterson.
Scelta obbligata racconta intrighi di potere, sgambetti fra consumati uomini politici, scambi velenosi fra uomini assetati di potere e cinici arrampicatori sociali, ma con un fondo di moralismo: anche nei più biechi bracci di ferro, i suoi personaggi non mentono, casomai peccano di omissione. Sono uomini (e donne) tutti di un pezzo, nel bene e nel male, coerenti dall'inizio alla fine nella loro malvagità o nella loro dirittura morale.
La trama dei romanzi di Patterson è pianificata con cura e la realtà vi viene sempre descritta dal punto di vista dell'uno o dell'altro personaggio. Per chi lo traduce è un'impresa mantenerne lo stile, dalla costruzione volutamente complessa, ricca di allusioni. Per esempio, Patterson tende a descrivere le emozioni dei personaggi attraverso le sensazioni che suscitano negli altri. Non dice: "Callister fece un sorriso malinconico", ma: "Il fugace sorriso di Callister a Kerry parve malinconico". A volte - a nostro avviso - questo espediente appesantisce troppo il testo; confessiamo di averlo un po' sfrondato.
Un altro problema che abbiamo incontrato - molto più serio - è la differenza fra il sistema politico e giuridico americano e quello italiano. Patterson si rivolge a un lettore americano e discretamente colto, che sa come funzionano il sistema politico e giudiziario del suo paese e conosce, per esempio, la procedura di approvazione delle leggi alla Camera e in Senato, comprese le machiavelliche strategie di ostruzionismo cui possono ricorrere i partiti per impedire a un disegno di legge di arrivare al voto. All'inizio brancolavamo nel buio e abbiamo dovuto documentarci: ritenendo che pochi lettori italiani fossero in grado di capire certe sottigliezze abbiamo esplicitato, quasi in sordina, senza stravolgere il testo, meccanismi e manovre politiche che risultavano incomprensibili prima di tutto a noi!
Insomma, un lavoro impegnativo: e meno male che film e sceneggiati televisivi ci hanno abituato ai processi made in USA, con tanto di giurie e avvocati che si rivolgono al giudice chiamandolo "vostro onore".