Pollo alle prugne (Poulet aux prunes) di Marjane Satrapi era un libro molto atteso.
In Francia, per cominciare. Nel paese da cui era iniziata l'inarrestabile ascesa internazionale dell'autrice di Persepolis il fumetto è cosa seria.
L'affermarsi - nel giro di pochissimi anni - di un nome nuovo (iraniano!) in un mercato selettivo, esigente e dagli standard elevati come quello francese (e più in generale francofono) era già stato, di per sé, un evento. Prima culturale, poi editoriale e commerciale (ambiti tradizionalmente contigui, dalle parti della langue d'oïl).
Le sorprendenti 150.000 copie di Persepolis vendute in lingua francese, da una casa editrice di grande prestigio ma di piccole dimensioni come l'indipendente L'Association, erano state solo l'inizio della rapidissima affermazione dell'autrice iraniana e del suo libro-feticcio, dapprima in tutta Europa, poi negli Stati Uniti (dove Persepolis è stato pubblicato dalla prestigiosa Pantheon Books, ripetendo i successi europei).
Era atteso anche in Italia, dove Persepolis era riuscito almeno in parte in una missione solitamente impossibile: scalfire il muro delle nostre ingessatissime abitudini culturali e di lettura, sia presso i recensori che presso il grande pubblico, imponendo all'attenzione di entrambi l'autrice di un'opera a fumetti sulla base dei suoi meriti specifici, piuttosto che a rimorchio del consueto folklore editoriale. Alcuni elementi tipici di questo folklore: sottolineare che l'autrice è tale, cioè una donna (questa prassi viene osservata scrupolosamente quando il recensore è una donna); sottolineare che si tratta di un fumetto, cioè di qualcosa di "curioso" e da cui, comunque, ci si aspetta una qualche forma di "divertimento"; osservare come il fumetto in questione, "però", sia molto interessante e parli di cose di cui in genere parla la "letteratura", termine implicitamente riservato a opere che constano di solo testo scritto. Con Persepolis tutto ciò si è mantenuto a livelli fisiologici.
L'attesa riguardava anche motivi diversi dall'interesse per un'autrice chiaramente di valore.
Le opere-fenomeno sono brutte bestie per i grandi autori, specialmente se sono anche opere prime.
Gli esempi sono innumerevoli in tutti i settori (specialmente in campo musicale, che gode - per così dire - di un'amplificazione mediatica che ad altri ambiti viene risparmiata) ma, limitandoci a quello strettamente fumettistico, niente esemplifica la "sindrome da opera seconda" meglio del Maus di Art Spiegelman (Spiegelman aveva già pubblicato prima di Maus ma sempre in circuiti underground o comunque molto ristretti).
Si tratta indubbiamente di un'opera-capolavoro: su questo il giudizio è unanime, anche da parte dei critici più acidi di Spiegelman, che non ha mai fatto molto per attirarsi le simpatie altrui. Un'opera il cui successo travolgente ha sancito per anni l'impossibilità per il suo autore di realizzare fumetti. Quelli che sono seguiti (col tempo e col contagocce) sono stati a volte brillanti e sempre interessanti ma - per forza espressiva e originalità d'ispirazione - neppure vagamente paragonabili alla saga memorabile dei topi prigionieri nei campi di sterminio e dei loro aguzzini felini.
Grafico brillante e a tratti geniale, profondo conoscitore della storia dei comics e dei codici del linguaggio-fumetto, conferenziere apprezzatissimo, editorialista e commentatore dalle posizioni spesso controverse (numerose le accuse di opportunismo culturale, e persino di egocentrismo e vanità personale) ma sempre lucide e personali, lo Spiegelman-autore non ha mai più espresso il meglio di sé col fumetto, rinunciando - in realtà - anche soltanto a provarci.
Strettamente parlando, Pollo alle prugne non è il primo lavoro di Marjane Satrapi a seguire Persepolis. È però il primo a seguire la sua esplosione internazionale, nonché il suo primo romanzo a fumetti di un certo respiro concepito, scritto e disegnato come opera singola in un unico volume (Persepolis è uscito in Francia nel corso di alcuni anni in quattro volumi, poi successivamente raccolti a due a due nella maggior parte delle edizioni internazionali).
Pur con le enormi differenze del caso, anche un'opera come Persepolis poteva quindi rivelarsi ingombrante e dal seguito difficile, per un'autrice all'inizio di una carriera ancora tutta da costruire.
Pollo alle prugne ha dissipato questi dubbi e consente di confermare quello che Persepolis faceva certamente sperare: sulla scena creativa, culturale ed editoriale opera da alcuni anni un'autrice di fumetti nuova, interessante e assai personale. Il mondo famigliare e le esperienze di vita, di crescita e di formazione così ben raccontati in Persepolis (ma anche in un'opera meno conosciuta ma non minore come Taglia e cuci - Broderies) sono confluiti nello stile e nell'universo creativo di un'autrice di fumetti originale, sia graficamente che dal punto di vista più strettamente letterario.
Il tratto è semplice ed essenziale, vagamente reminescente delle stilizzazioni della tradizione orientale ma di queste molto più duttile ed espressivo, grazie alla lezione tipicamente ligne claire della scuola franco-belga, un approccio di stile e di principio - ancor prima che grafico - che predica, tra l'altro, il perseguimento della ricchezza espressiva per il tramite dell'essenzialità dei mezzi.
Tematicamente, il mondo di Marjane Satrapi (a partire, ancora una volta, da Persepolis) attinge evidentemente molto alle esperienze di vita dell'autrice. Le ambientazioni sono quasi sempre iraniane o a cavallo tra il paese d'origine e i vari paesi in cui l'autrice si è formata in Europa, fino ad approdare alla Francia, e le vicende quasi sempre di ispirazione personale. Ma è proprio con Pollo alle prugne che Marjane Satrapi dimostra la sua indipendenza da questi filoni tematici e dalla materia strettamente (auto)biografica, che non abbandona ma - piuttosto - impiega finalmente per fini narrativi in senso più ampio.
Che la triste vicenda di Nasser Ali Khan, sublime suonatore di tar nell'Iran degli anni Cinquanta, il cui equilibrio più profondo viene irrimediabilmente spezzato insieme al suo amato strumento, fino a farlo morire semplicemente per averlo deciso, che questa vicenda - dicevamo - sia interamente di fantasia o piuttosto ispirata anche solo in parte da vicende famigliari dell'autrice, come suggerito da alcune sequenze, non è in realtà rilevante. La vicenda dello sventurato musicista è il pretesto per raccontare una storia e, lungo la strada, per proporci considerazioni sulla vita, la morte, gli affetti e il ruolo dell'amore nelle vicende degli uomini.
Poco importa anche che in alcuni di questi punti la visione della Satrapi ci possa apparire eccessivamente romantica e idealizzante, come nella rappresentazione dell'amore senza speranza tra Nasser e Irâne. Su questo e altri dettagli il critico e il lettore si formeranno una loro opinione.
Quello che conta è la passione con cui l'autrice ci fa partecipi delle vicende del personaggio e l'abilità con cui ne descrive la fitta rete di rapporti personali e sociali, rapportando il tutto all'attualità del periodo. Ne risultano una serie di ritratti umani destinati a restare nella memoria del lettore: l'arida moglie Nahid, l'insulso figlio Mozaffar, il rigido padre di Irâne.
Infine, sappiamo bene come spesso un linguaggio semplice e immediato riesca a descrivere e trasmettere situazioni e sentimenti complessi meglio e più direttamente di un approccio sofisticato o intellettuale.
E sono sicuramente parte integrante del fascino di Pollo alle prugne la semplicità e l'immediatezza del francese della Satrapi, tipiche di chi da anni pratica una lingua non propria e in cui ha l'assoluta necessità di esprimersi e di farsi comprendere.