Era la mia seconda prova come traduttore di Joe R. Lansdale, per cui non posso dire di aver faticato troppo. Però l'uso della lingua del texano dagli occhi di ghiaccio è talmente personale che non si può mai dormire. Le espressioni idiomatiche cui ricorre sono tra le più curiose, e si deve proseguire consultandolo costantemente. Cosa che riesce perché Big Joe è molto disponibile, e manda risposte laconiche ma illuminanti. Succede soprattutto nei dialoghi. Quando un personaggio dichiara perentorio I'm bull of the woods here, inutile andare a consultare il vocabolario, il senso è di essere il capobranco, se non qualcosa di ancor più minaccioso, la bestia che non si può battere, e allora devi adattarti a renderlo in italiano con Qui la bestia più cattiva sono io. Poi c'è la lingua degli afroamericani. Come tutte le forme di slang, l'ebonics (come lo chiama qualcuno in America) non lo si può rendere con un nostro dialetto (ma introduce una connotazione geografica che stravolge tutto) e allora il povero traduttore deve arrampicarsi sugli specchi. Quando un nero dice a un altro You done gonna get inwith this McBride, and he's some bad stuff, 'Lil' Arthur. God ain't gonna help you there. And this McBride, he ain't got no sense either. He done beat up Mr. Beems, and Beems's the one settin' this up, gonna pay him money, come rendere la caratteristica sgrammaticatura afroamericana? Mi sarebbe piaciuto renderlo così:
Te voi mette co' McBride, ma so' cazzi, 'Lil' Arthur. Lì nun t'aiuta manco Gesu Cristo. E 'sto McBride, mica ce sta tanto colla capoccia. Ha gonfiato il signor Beems, e Beems è quello che ha armato tutto 'sto casino, lo paga pure.
Ma insomma, un afroamericano del 1900 che parla come un gommista del Tufello... no, non si può. Ecco invece cosa mi sono inventato: Tu ti ci vuoi mettere con questo McBride, e quello è proprio roba cattiva, 'Lil' Arthur. Lì non t'aiuta nemmeno Iddio. E questo McBride, mica ci sta tanto con la testa. Ha menato al signor Beems, ed è stato proprio Beems a organizzare tutta 'sta storia, e lo pagherà pure.
Resta qualche traccia di romano? Sì, lo ammetto, pur essendo ciociaro di famiglia vivo nella capitale e ne respiro l'atmosfera piuttosto inquinata. Però ci sono echi di altre forme dialettali. Ma nel complesso non è nessun dialetto. Mi basta che renda l'idea di una persona non istruita, che articola la lingua a modo suo. Che ci sia il fantasma dell'eloquio afroamericano. Il resto lo lasciamo alla fantasia e alla sensibilità del lettore.
Il romanzo è indubbiamente affascinante. Nel 1900 lo Sporting Club di Galveston organizza un incontro di pugilato. Da una parte il campione locale, 'Lil' Arthur, promettente boxeur dilettante che ha l'unico difetto di essere nero in una città del sud spudoratamente razzista. Dall'altra un pugile professionista, John McBride, assoldato dal presidente dello Sporting Club, il viscido Beems, per accoppare il negro. McBride, oltre che pugile, è un personaggio violento, sboccato, che gira sempre con una pistola e un rasoio; però è anche provvisto di un furibondo senso dell'umorismo, che gli consente di sparare battute altrettanto devastanti dei suoi cazzotti. E a suo modo è anche un buon giudice di uomini.
Mentre fervono i preparativi dell'incontro, monta la furia di un uragano terribile che si dirige lentamente verso Galveston, trascurato dalle autorità. La furia degli uomini (simbolizzata dallo scontro dei pugili, e tutte le tensioni razziali che lo agitano) dovrà così confrontarsi con quella della natura, in un crescendo irresistibile che porterà inesorabilmente a un finale del tutto
inatteso.
Il libro mi è piaciuto alquanto, e mi sento di raccomandarlo a tutti, anche a chi non ha una particolare passione per la boxe. Lansdale è anche riuscito a intrecciare le varie vicende
che racconta con una storia d'amore che alla fine risulta importantissima, ma non posso ovviamente spiegare perché. Da autore splatter talentuoso, Lansdale si sta trasformando sotto i nostri occhi in narratore a tutto campo, in grado di scrivere letteratura punto e basta.
È un gran bello spettacolo, soprattutto per chi può seguire passo passo le sue tessiture testuali e le sue trame, come sempre capita al traduttore.