Con uno sguardo diverso (Mit anderem Blick, apparso nel 2005) raccoglie una serie di testi di Christa Wolf, pubblicati in Germania a partire dalla fine degli anni Novanta, o inediti. Il libro comprende quattro sezioni: la prima presenta due racconti a forte sperimentazione linguistica (Nella pietra e Associazioni in azzurro); la seconda raccoglie tre testi del periodo “americano” (la Wolf soggiornò a lungo negli USA nei primi anni Novanta, dopo la caduta del muro, la fine della Rdt e le polemiche esplose in Germania attorno al suo ruolo); la terza contiene due racconti di carattere autobiografico dedicati a Gerhard Wolf, marito della scrittrice; la quarta offre il diario di quello che è diventato “il giorno dell’anno” : il 27 settembre 2001.
Di questo libro ho tradotto tre racconti molto diversi stilisticamente: Associazioni in azzurro, Lui e io e Giovedì 27 settembre 2001. Mi soffermerò sul racconto Assoziationen in Blau, il classico racconto sul quale si misurano i limiti del tradurre. Si tratta di un testo giocato tutto sulla parola “Blau”, blu, azzurro, e sulle associazioni verbali che produce. Il filo del racconto si snoda audacemente e molto liberamente tra presente e passato, tra piani temporali diversi – com’è consuetudine della scrittura della Wolf -, mescolando alto e basso, citazioni letterarie colte ed espressioni colloquiali e gergali. Dalla parola “blau” scaturiscono per esempio in tedesco una serie di modi di dire, locuzioni, proverbi che spesso non hanno un equivalente in italiano, e per i quali non è in ogni caso utilizzabile sempre la stessa parola (blu o azzurro). Sono stata costretta a ricorrere alternativamente ai due aggettivi, in alcuni casi ho usato locuzioni apparentate ma non con le stesse sfumature di significato, fino ad arrivare a riscrivere, in qualche caso, intere frasi, cercando sempre, nei limiti del possibile, di riprodurre l’orchestrazione dell’originale.
Nella prosa della Wolf spesso le parole più comuni sono come sfogliate strato dietro strato, slittando da un periodo all’altro attraverso i sensi accumulati lungo la loro storia. La sintassi ora è complessa e costruisce periodi che si allontanano bruscamente dalla principale, ora è rotta in una serie di subordinate che perdono progressivamente i legami con la principale. La narrazione oggettivante scivola con naturalezza nel discorso indiretto, fino a soluzioni di grande audacia, con passaggi bruschi da un personaggio all’altro. Discorso diretto e discorso indiretto possono derivare l’uno dall’altro senza soluzione di continuità. La traduzione in italiano, a voler mantenere le caratteristiche di questa prosa, rischia spesso un’apparente sciatteria, ed è difficile sottrarsi alla tentazione di accantonare una parte delle scelte stilistiche dell’autrice per adattare il senso a un italiano fluente e collaudato.
Il gioco dei pronomi è un altro elemento peculiare della scrittura della Wolf, fondamentale in una narrativa che tende sempre a forzare la disposizione lineare della sequenza narrativa e a riprodurre la compresenza e la simultaneità di eventi interiorizzati che si sottraggono alla convenzione cronologica lineare. La stessa persona appare spesso come compresenza delle fasi diverse della sua vita e parallelamente scissa in un io, un tu, un lei. Inoltre l’io dichiaratamente dell’autrice, il suo atto di scrittura, non si nasconde ma affiora sempre esplicitamente nella pagina.