Ha il suono di un nome straniero, Heloneida Studart, ma in Brasile il dato non stupisce, poiché la multietnicità è il fattore costitutivo della popolazione del Nuovo Mondo. Nata a Fortaleza, capitale del Ceará, Heloneida discendeva, dal ramo materno, dal Barone Studart, giovane inglese stabilitosi nel Ceará alla fine del 1840 e, da quello paterno, dall’illustre geografo Antonio Bezerra de Meneses. Allieva del collegio di suore dell’Immacolata Concezione, a nove anni scriveva una storia infantile: La bambina che fuggì dal freddo. Quel momento segnò il suo futuro di scrittrice!
Molte pagine dei racconti di Heloneida Studart sono frutto di esperienze personali. Alcuni personaggi della finzione letteraria e la loro posizione sociale sono speculari di una realtà alla quale la scrittrice di fatto apparteneva. Francobollo d'addio, secondo romanzo della Studart, che le edizioni Marcos y Marcos propongono ora al lettore italiano, segna anche il mio secondo incontro come traduttrice con la scrittrice nordestina. Impegnata politicamente, Heloneida scrive cronache e articoli giornalistici in favore dei diseredati e dei diritti della donna. Sotto il regime militare si imbatte nelle maglie della censura e arriva a conoscere il carcere.
Il ritmo narrativo dei suoi romanzi è musicale e a tratti poetico. Francobollo d'addio racchiude in sé due storie narrate sincronicamente, con episodi che contemplano lo scarto di due generazioni, attraverso l’espediente della lettura da parte della protagonista Mariana di una sorta di diario, recapitatole per posta, della zia Maria das Graças, morta suicida.
Amori proibiti e tragici accomunano Mariana e Maria das Graças, nipote e zia, simili fra loro e destinate dalla famiglia al nubilato. Mariana è ossessionata dal ricordo di Vasco, non dimentica che si può essere torturati e uccisi a ventidue anni dalla violenza di una dittatura. Leonor, tramite le nozze, avrebbe dovuto salvare le sorti della sua illustre e antica famiglia, dissestata da un’interminabile Causa contro la Banca del Brasile. Il matrimonio si rivela un fallimento e si conclude con un omicidio per avvelenamento.
Fortissimo è il senso dell’onore e dell’orgoglio: Melba, per essersi concessa all’uomo amato, è rinchiusa nel Convento del Buon Pastore. Nella concezione di un padre dai rigidi principi, il valore della donna è la sua verginità, così qui si racconta di un episodio al quale Heloneida aveva nella realtà assistito da ragazzina: a seguito di una traumatica visita ginecologica, ecco la diagnosi, sotto forma di condanna, emessa dal medico “per iscritto e siglata: ‘Imene dilacerato. Deflorazione recente’”.
Personaggi e circostanze ruotano attorno alla(e) storia(e) centrale(i) e si intersecano creando una fitta trama che genera suspense e tensione. Sullo sfondo dei fatti narrati aleggiano i sogni e la magia, le delusioni e le speranze, le passioni segrete e i timori. Tratteggiate con le tinte forti che caratterizzano la geografia locale, da un lato c’è Fortaleza, con la sua storia e le sue tradizioni, dall’altro Rio, con le sue piazze affollate e i palazzi un tempo sedi del governo. Il paesaggio tropicale, con la jandaia, il Giardino Botanico, gli alberi e i palmeti centenari, fa da contrappunto alle note di folclore, credenze popolari, macumba, ebó e recite di rosario.
Nella ricodifica del testo in italiano, voglio sperare che ci siano, secondo le buone norme della traduttologia, le minori perdite possibili, affinché siano godibili, così come nell’originale, anche le pieghe più nascoste del puntuale affresco di un Brasile contraddittorio, ma di grande spessore e indiscutibile fascino.