Il tempo fa di noi lettori diversi di uno stesso libro. Per chi traduce, il fenomeno può assumere proporzioni anche imbarazzanti, perché il traduttore ha il privilegio preoccupante di mettere nero su bianco la propria lettura di un testo. Di scriverla, insomma.
Nel 1988 Spedizione al Baobab vinceva il Premio Grinzane Cavour. Ne fui felice perché avevo amato ogni parola di quel breve poema vegetale. Non potei incontrare allora l'autrice, che tuttavia volle mandarmi un dono davvero speciale: un cucchiaio di legno. Trovai il gesto bellissimo e misi il "cucchiaio della Stockenström" in mezzo agli altri, in cucina, in omaggio alla sua preziosa semplicità.
Ho tradotto un libro buono abitando per qualche mese lo spazio di pace che si produce nella sospensione silenziosa di un testo dentro la mente di un suo lettore. Ho tradotto le parole che J.M. Coetzee, in quello spazio di pace, aveva trovato per dire il romanzo afrikaans di Wilma Stockenström.
Le lingue dei traduttori inventano conversazioni di rara civiltà anche quando i popoli che le parlano faticano a dialogare. Le lingue dei traduttori procedono con strabiliato rispetto della bellezza che trovano e si rassegnano alle inevitabili perdite, trasformando la nostalgia dell'originale in guadagno.
Io traducevo una traduzione, un testo elevato al quadrato dalla poesia di un lettore straordinario. Sedici anni fa trovai per caso quelle parole per le parole che Coetzee aveva prestato alle parole del Baobab. Oggi, non meno per caso, ne troverei altre, segnate da altri percorsi della memoria, altre felicità e altri dolori. Ma il provvisorio mosaico composto allora ha conservato, mi sembra, una luce nella sua trama verbale.
Ringrazio di cuore Maria Antonietta Saracino per la "cura" che ha avuto del mio lavoro, e Egi Volterrani per la generosa compilazione del nuovo glossario.