Traduzione da: inglese (USA) | Traduzione di Claudia Durastanti | La nave di Teseo, 2020
All’origine del dolore
di Dori Agrosì
In una lettera alla madre l’autore rievoca episodi della loro vita insieme, impressi a fuoco nella sua memoria. La lettera aperta in una dichiarazione di affetto mostra a ogni passo una pietra d’inciampo, dove l’autore racconta, eppure senza che venga descritta, la sua sofferenza è tangibile.
L’origine della sofferenza è la guerra in Vietnam da dove la piccola famiglia, composta dalla madre, dalla nonna, da una zia e da lui ancora piccolissimo, emigra in America, in una società agli antipodi che li accoglie non più come profughi o boat peolpe, ma come rifugiati prioritari, cittadini non graditi al proprio paese, in una condizione migratoria per certi versi protetta, con un minimo di dignità riconosciuta su cui devono assolutamente fare leva per rimettere in moto le loro esistenze.
Nel panorama variegato degli scrittori della migrazione, Ocean Vuong impersona la storia e il destino degli amerasiatici, da padre americano. Diversamente da come si potrebbe immaginare si tratta di uno status tutto a loro sfavore, poiché il Vietnam ha sempre e impietosamente emarginato i meticci, figli del nemico, e le loro madri, considerate alla stregua di traditrici della patria. Di conseguenza sarebbe stata una grande sventura per entrambi rimanere in Vietnam, tra le offese e l’emarginazione sociale a tutti i livelli. Da qui l’importanza di ottenere l’espatrio, concesso a questa specifica categoria di vietnamiti di sangue misto e alle loro madri, a cui gli Stati Uniti autorizzano l’immigrazione e la residenza statunitense definitiva.
La lingua è un primo limite tra i tanti. Nei vari tentativi di impararla, la madre e la nonna devono fare i conti con l’età e l’analfabetismo, ignare di avere già ampiamente assimilato la loro lingua di appartenenza non riescono a riprodurre correttamente i fonemi dell’inglese, nell’atteggiamento tipico di chi si approccia da adulto a una lingua straniera: “le sillabe ti scivolavano velocissime dalla lingua”, scrive l’autore riferendosi alla madre.
Lui invece è più fortunato, l’unico ad accedere all’istruzione.
La nonna tiene vivida la memoria del passato in Vietnam raccontando storie e accadimenti. La madre rielabora di continuo il dramma della guerra a ogni sussulto. In questo scenario di difficoltà di ogni sorta, il ragazzino cresce e impara sin da piccolo a tollerare i numerosi limiti delle due donne a cui rimane molto legato. Tuttavia la scrittura di Vuong contiene il peso di cui il narratore vorrebbe liberarsi, e senza fare vittimismo di nessun tipo riesce a elevare la sua condizione grazie alla poesia.
È incredibile quanto la questione razziale sia ancora un muro, sebbene la scienza abbia spiegato da tempo che i figli di sangue misto hanno una marcia in più, sono più sani, più belli e più intelligenti; e l’antropologia abbia appurato che apparteniamo tutti alla stessa razza, quella umana.