Traduzione da: spagnolo (Argentina) | Traduzione di Sara Cavarero | Einaudi, 2019
Tradurre Martín Caparrós
di Sara Cavarero
Traduttrice editoriale dallo spagnolo
Mi han chiesto di provare a raccontare cosa abbia rappresentato per me aver tradotto e tradurre Martín Caparrós. E ho pensato che, sebbene non sia facile da spiegare, voglio provarci, perché tocca diversi punti sia a livello personale che, soprattutto, professionale.
La prima volta che ho affrontato Caparrós come autore è stato con una traduzione a più mani, traduzione di un libro a mio parere bellissimo, attuale, utile e necessario: La fame. Un libro che mi ha permesso di avvicinarmi a una scrittura molto particolare, qual è la sua, ma non in solitudine bensì accompagnata dalle colleghe e amiche con cui ho appunto condiviso la traduzione. Poi è seguito il primo incontro con Caparrós in persona, che da quel momento è diventato Martín, in un bar di Barcellona, nel quartiere Born, dove all’epoca risiedeva. Mi ha incantata (lo hanno fatto soprattutto i suoi baffi) e, tra un caffè e l’altro, abbiamo parlato di libri, di dubbi e di letteratura per almeno metà pomeriggio, finché fuori dal locale non si è fatto buio.
Qualche tempo dopo, mi è stato assegnata la traduzione di unaltro suo libro, questa volta tutto per me: Amore e anarchia. Un testo complesso per tematica, ricerche, questioni varie non soltanto legate alla lingua. Un testo che mi ha coinvolta anche perché in gran parte ambientato nella zona in cui da qualche anno risiedo la Valsusa.
E poi, finalmente, il suo romanzo. Tutto per la patria.
Ma perché dico che tradurre Martín Caparrós ha avuto e ha per me una particolare valenza? Innanzitutto, è stato il primo autore argentino con cui mi sono confrontata e, come dice sempre lui, questo lavoro sulla sua lingua mi ha permesso di fare un “corso accelerato” di argentino, facendomi scoprire alcuni segreti e aprendomi un universo che prima avevo soltanto intravisto e nel quale ora, con delicatezza certo, provo pian piano a immergermi sempre di più. E ho imparato tanto. Ho imparato ad ascoltare la sua voce, le sue idiosincrasie, il suo parafrasare a volte spezzato, altre ripetitivo, sempre originale. Ho imparato parole che non conoscevo, modi di dire che sono entrati pian piano nel mio quotidiano e nella mia esperienza lavorativa arricchendola, e che mi hanno poi permesso di affrontare diversamente anche i testi di altri autori argentini che ho tradotto in seguito.
In Tutto per la patria, sono stata catapultata in un ambiente che non conoscevo, in una lingua molto dialogata che mi ha permesso di lavorare sulla colloquialità dei bassifondi per poi risalire in a tutta velocità verso una lingua e un’espressione più letteraria. Mi ha aiutata a lavorare con la fantasia per ricreare rime e immagini dei tangos che inserisce qua e là nel romanzo. E in questo, di certo, mi ha anche aiutato potermi confrontare con qualche collega e amica che ha stimolato la mia libertà espressiva.
Nel tempo ho imparato a capire che – almeno per quel che mi riguarda – si possono tradurre buoni autori, pessimi autori e autori mediocri e tutti ti insegnano qualcosa, ma quando ti trovi davanti a un bravo autore… be’, a quel punto puoi davvero cercare di esprimere al meglio il tuo lavoro perché non si tratta di migliorare, non si tratta di traghettare con fatica, ma di far veleggiare con delicatezza una barca in mezzo a un mare calmo, facendo attenzione a mantenere quello stesso dondolio tra le onde che si muovono da una riva all’altra. Spero di esserci riuscita, ho fatto del mio meglio e ho imparato tanto: umiltà, dedizione, studio, lentezza.
La mia speranza è di continuare a lavorare su questo grande autore che ha dimostrato di avere fiducia in me, e di aver riconosciuto la mia grande passione per la traduzione e, in particolare, per la sua scrittura.
Il romanzo è definito un giallo, e in effetti lo è, ma non solo. C’è costume, c’è storia, c’è tanta Argentina che spunta da ogni dove. Ci sono personaggi inventati, altri reali e adattati. C’è una forte introspezione e un’accurata analisi dei protagonisti, dai quali è impossibile, a mio parere, non farsi affascinare. Come è impossibile non farsi affascinare da Martín.