Dodici leggende (una per ogni mese dell'anno con un'affascinante, spiazzante Natività filtrata e rinnovata dallo stupore poetico di un narratore "lontano") e tre storie raccontate da Clarice Lispector.
Una doppia sfida per me che per la prima volta traducevo Clarice e per la prima volta traducevo un libro per bambini. Un'esperienza iniziatica. Ho imparato che entrambe le cose richiedevano di entrare dentro quella cantilena, quel canto interiore, che è la scrittura per l'infanzia. Semplice e necessaria.
A popolare questo libro, pensato per l'infanzia ma in realtà capace di tenere avvinto un pubblico di tutte le età con le sue leggende piene di strampalate creature - tra Curupira e Saci-Pererê - sono cani coraggiosi, tenere scimmiette e galline sceme. Cominci a leggere e subito la voce limpida e leggera della grande scrittrice brasiliana ti tira dentro al suo cerchio magico. Le sue parole divertite e sommesse sembrano capaci di trascendere i ceppi di una realtà troppo dura facendo incontrare e dialogare bambini, animali di casa, alberi, nuvole e galline. E di questi incontri anomali ci resta dentro la malinconica allegria, il tratto più brasiliano di una scrittrice sradicata, e forse proprio perciò in grado di ritessere un suo personalissimo tessuto dei sogni.
Apri il libro, ci entri dentro in punta di piedi, e subito sai di essere penetrato in un universo chiuso dove regna una sola verità: un patto di complicità assoluta col lettore, continuamente chiamato in causa per rispondere ai dubbi, alle curiosità e alle paure della scrittrice. E dell'interrogarsi e interrogare la vita l'autrice ha fatto la cifra di tutta la sua scrittura. Un'attitudine all'indagine intimista testimoniata anche da libri preziosi come questo: un manifesto dell'eccezionalità del quotidiano che Clarice riesce a trasmettere al suo interlocutore bambino.
Mistero e chiave nell'aria, l'ha definita Carlos Drummond de Andrade. Per me tradurla è stato bello e difficile. Come tradurre una raccolta di poesia.