I vagabondi

Traduzione da: polacco | autore: Olga Tokarczuk | Traduzione di Barbara Delfino | editore: Bompiani

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Articolo: Dori Agrosì

Il nome di Olga Tokarczuk in Italia è noto da diversi anni tra le novità di narrativa, comunque non a tutti, almeno fino all'annuncio del Nobel che ha suscitato grande curiosità per la sua scrittura, cominciando proprio da I vagabondi.

Da questo libro, tradotto da Barbara Delfino, è possibile cogliere sia l’aspetto poetico della parola libertà sia la profondità di una persona che desidera incontrare il mondo e nutrirsi di storie. Non si può dire che I vagabondi sia un romanzo, sembra piuttosto una raccolta corposa di appunti di viaggio dove l’autrice osserva, descrive le circostanze nei luoghi che ha visitato, le persone che ha incontrato. I viaggi di Olga Tokarczuk mostrano la sua urgenza di scrivere, come lei stessa dice, annotando tutto in qualsiasi luogo si trovi, anche quando non viaggia, e in posti improbabili.

Il suo è un modo vibrante di viaggiare perché raggiunto da uno sguardo incondizionato sul mondo. Sì, la maniera di viaggiare che Olga Tokarczuk intraprende ci dice della necessità di rimanere liberi. Non è obbligatorio aggrapparsi alle guide turistiche per stupirci di un luogo, e non è poi così necessario assecondare il business del turismo, è meglio non sapere troppo di cosa potremmo vedere. Inoltre, si può viaggiare con poco, a patto di alleggerirci dalla schiavitù delle cose, del consumismo, dell’omologazione e eventualmente del lusso. Le sue storie ci mostrano luoghi e cose nella loro funzionalità, come approdi favorevoli all'arte dell'arrangiarsi, mettendo sé stessi alla prova, e trovare un punto di vista proprio sui diversi modi di vivere, o addirittura scegliere liberamente di mettere radici altrove.

La propensione al viaggio collegata al concetto di libertà appartiene a questa scrittrice polacca in maniera più forte rispetto al viaggiatore comune. La libertà, intesa come un valore da difendere ci fa pensare al passato di una nazione che ha dovuto abbattere rapidamente un colosso per ottenere l’indipendenza. «Indipendenza» quindi ha un significato molto concreto nella Polonia «libera» di oggi.

Forse, è anche delicatamente allusiva, ma soprattutto convincente quando ci mostra il contrario dell'indipendenza; l'indipendenza è il lato buono del vivere, parla quindi di dipendenza in maniera trasversale. Riesce a fare un ragionamento su due livelli differenti, confronta un non fumatore mentre osserva sconcertato il piacere che provano i fumatori nel fumare, inconsciamente schiavi. Sembra mostrarci un ulteriore limite alla libertà, oltre che alla salute.

Non possiamo darle torto.

Dori Agrosì

Editore di I vagabondi